Da quando è disponibile su Prime Video, Vita da Carlo sta riscuotendo apprezzamenti unanimi da parte di critica e pubblico.

Un progetto di lunga gestazione nato come una scommessa, come ci ha raccontato il suo produttore Luigi De Laurentiis, ospite nell’appuntamento con il BAD Time di Francesco Alò, che potete vedere a questo link.

Ecco le sue parole:

Il progetto è partito 4 anni fa: fondamentale è stato l’incontro con gli sceneggiatori Nicola Guaglianone e Menotti, autori dello script di Benedetta follia. Con loro condividevo l’apprezzamento verso serie come Curb Your Enthusiasm o Grace and Frankie: storie senza età, capaci di rilanciare la carriera di chiunque o “pop-izzare” ancora di più celebri attori in età avanzata, in modo da renderli eterni. Ci affascinava la scommessa di parlare un linguaggio finalmente diverso, più contemporaneo, aspetto in cui invece il nostro cinema fa ancora fatica. La lavorazione è stata lunga: dopo la fase di scrittura abbiamo cominciato a presentarlo ai network, trovandoci in sintonia con Georgia Brown (capo di Amazon Studios Europe) che, anche se non conosceva Carlo [Verdone], ha capito l’importanza che questi ha nel nostro Paese, esprimendo la volontà di procedere con la realizzazione.

Una delle peculiarità della serie è il fatto di portare avanti una riflessione sul cinema dello stesso Verdone (di cui De Laurentiis è produttore da 17 anni), in cui lo stesso autore ha saputo mettersi in gioco in prima persona:

Nelle riunioni di sviluppo, abbiamo sempre ribadito l’intenzione di mantenere un’autocritica e una contemporaneità nei toni, che non possono mancare oggi. Carlo ha fatto un incredibile lavoro nell’interpretare se stesso, mostrando intonazioni e sfumature diverse da quelle a cui siamo abituati ora, lasciandosi andare anche a momenti teneri e intimi.

Vita da Carlo, inoltre, presenta diversi personaggi della vita quotidiana di Verdone, come Roberto D’Agostino o Morgan, nei panni di loro stessi. A tal proposito, l’ospite ha commentato:

Apprezzo molto anche serie come Entourage o Chiami il mio agente!, per come sanno avvicinare il pubblico verso personaggi nella vita vera. Gli americani in particolare hanno questa capacità: la tranquillità di recitare se stessi, magari facendo finta di essere qualcuno che in realtà non sei. In Italia lo sappiamo fare molto meno, perché siamo ancora troppo seri, pensiamo prima ai festival che agli spettatori. Per andare verso di loro è fondamentale creare immedesimazione con il personaggio, un effetto di fidelizzazione, come noi abbiamo cercato di fare. Mi ricordo che, mentre guardava l’ultimo episodio, mio padre [Aurelio De Laurentiis] si è commosso.

Inevitabile, in conclusione, una domanda relativa alla possibilità di una seconda stagione. “Abbiamo tenuto da parte qualcosa per un’eventuale continuazione. Se andremo avanti, per esempio, inseriremo molti più elementi legati al mondo del Cinema”, ha risposto De Laurentiis.

Potete rivedere la diretta a questo link, è necessario abbonarsi al nostro canale Twitch: potete farlo anche gratuitamente utilizzando il vostro Prime Video cliccando qui!

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