RL Stine ci spiega la differenza fra gli spaventi di Piccoli Brividi o Just Beyond e quelli di Fear Street | EXCL

Bella la maglia di Yoda!

Grazie, per me è davvero un piacere essere qui con voi anche se con l’ormai abituale distanza.

Ed è un piacere davvero, oltre che un onore, avere la possibilità di chiacchierare con RL Stine, il papà di Piccoli Brividi, Fear Street e della nuova serie in arrivo su Disney+ ispirata ai suoi omonimi fumetti pubblicati con BOOM!Studios Just Beyond. Uno scrittore che ha all’attivo più di 400 milioni di copie di libri venduti e che, a 78 anni da poco compiuti, è più che mai presente nell’immaginario collettivo di tutti.

D’altronde, questa estate, i tre capitoli della saga di Fear Street, ispirati alla sua omonima serie di romanzi per young adult, hanno tenuto banco, insieme all’italianissimo A Classic Horror Story, nel novero dei film di paura proposti da Netflix. Ma la sua nuova serie basata sui già citati fumetti, Just Beyond, proprio come Piccoli Brividi, è decisamente meno grandguignolesco della Trilogia filmica menzionata.

Qualche giorno fa, ho parlato di Just Beyond insieme a “suo padre” RL Stine e insieme a Seth Grahame-Smith, scrittore di romanzi come Orgoglio e Pregiudizio e Zombie e Abraham Lincoln: Vampire Hunter, da tempo attivo anche al cinema (è, ad esempio, fra i produttori dei due capitoli di IT di Andres Muschietti). Qua lo troviamo nelle doppie vesti di sceneggiatore, showrunner e produttore.

 

Just Beyond RL Stine

 

AB: Proprio restando in tema Yoda, lavorando insieme a uno show come questo, avete mica avuto un rapporto da Maestro e Padawan?

SGS: Beh, lascerei rispondere a RL, lui è effettivamente il maestro Jedi, è lui che mi sta plasmando nelle vie della Forza. Sai è stata una vera e propria relazione telepatica! Ma questa la lascio tutta a RL!

RL: No no, non ci casco.

SGS: Vabbè, ci ho provato.

RL: No, no non pensarci neppure! Fai conto che io stia sul pianeta ghiacciato di Hoth.

AB: I teenager di oggi mi sembrano alquanto differenti da quelli di ieri, da quelli degli anni ottanta e novanta, qui rappresentati sia da me che da Seth. Qual è il segreto per restare aggiornati nel comunicare con loro nonostante i ricambi generazionali?

RL: Sai, non credo che i ragazzini siano cambiati più di tanto. Specie nel momento in cui il tuo lavoro è raccontare storie di paura, una cosa come Piccoli Brividi ad esempio potrebbe pure essere stata scritta negli anni cinquanta e sarebbe andata bene uguale. Per me, ancora oggi, siamo spaventati sempre dalle stesse cose. Abbiamo paura del buio, che ci sia qualcosa in agguato sotto al letto, che ci sia qualcosa di sconosciuto che si aggira nel seminterrato. Alcune cose non cambiano mai e per me è lo stesso coi ragazzi. I cellulari… quelli semmai hanno rovinato ogni storia misteriosa. Non puoi fare una storia di paura con i cellulari. Hai cinque ragazzi intrappolati in una casa nel bosco. Uno di loro è un assassino. Prendono il telefono e chiamano i soccorsi. Il libro è finito. Chiuso. È naturale, oggi usano strumenti diversi per leggere le storie, ma a parte questo sono rimasti uguali.

AB: In un altro splendido tv show su Disney+, Only Murders in the Building, c’è Steve Martin che spiega nella prima puntata che, in realtà, bisogna avere paura dei sobborghi e non nelle grandi città tipo New York dove tutti controllano tutto. È nei sobborghi che si scoprono le pile di cadavere sepolte nei giardini delle villette. È per questo che ambienti le tue storie sempre lì?

RL: Sai, sono un po’ superstizioso. Non ho mai ambientato una storia a New York City che è la città dove vivo. Principalmente ti direi che è una questione di superstizione. Ma c’è anche una ragione molto pratica: esistono decine di milioni di bambini che non hanno idea di come sia fatta New York perché non ci hanno mai messo piede. E se non hai mai messo piede in un posto, se non ci hai mai camminato, diventa più complicato figurartelo in testa. Per me sarebbe un setting non ottimale. È più facile immedesimarsi in una storia che si svolge in un placido ambiente del suburbio.

SGS: Sì, concordo. In realtà, non ci avevo neanche mai pensato più di tanto al discorso della grande città VS il suburbio per quel che riguarda le storie horror. Però sì, la maggior parte delle storie horror sono ambientate nei sobborghi perché, come hai detto tu stesso, ci sono meno persone che potrebbero aiutarti. Sai, come diceva prima RL, le storie con le case nel bosco ti permettono di giocare con certi espedienti, così come quelle ambientate nelle piccole città. Penso si tratti della differenza che passa fra Poltergeist 1 e Poltergeist 3. Qual è il migliore fra i due secondo te?

AB: Non c’è neanche bisogno di specificarlo.

SGS: Ecco. Appunto. Uno è ambientato nel sobborgo, l’altro in una metropoli. Non ho altro da aggiungere Vostro Onore.

AB: Sono molto curioso di sapere una cosa da te RL. Qual è il limite del registro espressivo che devi impiegare quando tratti storie come quelle di Piccoli Brividi o Just Beyond e quelle di un Fear Street che, rispetto alle altre citate, hanno un target di età un po’ più grande?

RL: Beh, sì, sono due generi molto differenti. La regola principale che seguo quando scrivo Piccoli Brividi e, più generalmente, per le storie indirizzate ai più giovani, è che i ragazzini devono sapere che non è qualcosa di reale. Devono capire e sapere che stanno leggendo una fantasia. Una volta stabilito questo, puoi anche spingerti in là con gli spaventi. Ma quando scrivi per i giovani adulti – o gli adulti – vuoi avere l’effetto contrario: che credano a quello che scrivi. Non vuoi che la gente si metta a leggere la tua storia pensando “Oh, questo non potrebbe accadere mai”. Vuoi rendere realistico ogni dettaglio. È il realismo che contribuisce in larga parte a creare la percezione dell’orrore nei più grandi.

AB: Visto che lo show è su Disney+, qual è la scena che, secondo voi, è la più spaventosa nei classici d’animazione dello studio?

RL: Oh, è difficile scegliere, sono un grandissimo fan della Disney, ho visto tutti i classici d’animazione ed è davvero complicato selezionarne una. Bambi è sicuramente terrificante. Quando la madre viene uccisa. È terrificante. Ma un sacco di film animati della Disney hanno delle scene di paura davvero valide, non so se ne potrei scegliere una.

SGS: Penso che se guardiamo all’animazione Disney classica, fin dagli anni ’30 fino ad arrivare ai ’90, possiamo constatare con una certa facilità che c’è un immaginario alquanto spaventoso. C’è una tradizione in Disney che è molto consolidata: trovare una perfetta linea di demarcazione fra una cosa che può essere percepita come spaventosa, ma non come terrificante. È quello che ci spiegava prima RL: la possibilità di far capire a chi guarda e non è ancora adulto che stai guardando una storia di fantasia. Che è la stessa linea che abbiamo cercato di rispettare in Just Beyond.

Ispirata ai racconti di RL Stine, Just Beyond è una serie antologica in otto episodi che narra le storie sorprendenti e suggestive di una realtà che va appena oltre quella che conosciamo. Ogni episodio introduce agli spettatori un nuovo cast di personaggi che devono intraprendere un sorprendente viaggio alla scoperta di se stessi in un mondo soprannaturale fatto di streghe, alieni, fantasmi e universi paralleli.

Just Beyond è in arrivo oggi 13 ottobre su Disney+!

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