Se per molti spettatori Il Signore degli Anelli: gli Anelli del Potere rappresenterà un metaforico ritorno nella Terra-di-Mezzo, per Leith McPherson lo è stato in maniera molto più concreta. Dieci anni fa, infatti, aveva lavorato con il cast della trilogia de Lo Hobbit di Peter Jackson come dialect coach (insegnante di dizione), occupandosi di accenti, parlate e della corretta pronuncia delle frasi nelle lingue ideate da Tolkien. Quando Amazon ha messo in produzione la serie tv, McPherson è stata una delle numerose figure professionali che avevano già lavorato ai film di Peter Jackson (un’altra è il grande artista John Howe) chiamate a contribuire alla costruzione della Seconda Era sul piccolo schermo.

Nata nel Regno Unito, ma residente in Australia (non distante quindi dalla Nuova Zelanda, dove è stata girata la prima stagione della serie), McPherson è espertissima nei linguaggi creati dal Professore, in particolare il Quenya, un antico dialetto elfico che nelle opere di Tolkien veniva usato in particolare proprio durante la Seconda Era. Il suo lavoro è stato quello di interagire con gli attori aiutandoli a gestire non solo le lingue degli elfi, dei nani e degli uomini, ma anche la dizione inglese utilizzata nella serie.

Un ruolo fondamentale, del quale abbiamo avuto l’opportunità di parlare con lei qualche giorno fa…

Prima di tutto è un grandissimo onore per me parlare con te di Tolkien e del Signore degli Anelli, sono un grande fan. Il mio sito si chiama BadTaste…

Sì infatti ho un po’ di paura a riguardo, avevo timore a chiederti il motivo di questo nome.

È il primo film di Peter Jackson!

Mi chiedevo proprio se il collegamento fosse quello! Molto bene! Mi ero chiesta se fosse legato a PJ!

È un piacere parlare con te anche perché hai un lavoro davvero interessante. E la mia prima domanda è che ho letto da qualche parte che nelle versioni “locali” della serie, probabilmente tradurranno tutto quanto. Quindi l’unico modo per sentire veramente l’elfico e le altre lingue sarà sentendo l’edizione originale… Che poi è il modo in cui sentirò la serie.

Non so se sarà così in ogni territorio. Quello che so è che durante il processo della post-produzione… C’è un intero mondo di artisti del doppiaggio là fuori. E spero davvero di incontrare qualcuno di loro, vorrei incontrare la doppiatrice italiana di Galadriel. Ma una parte del nostro lavoro è aiutare il team di doppiaggio dei vari paesi a capire come pronunciare alcune parole, in particolare i nomi. Però non so come stanno gestendo i dialoghi in elfico nei vari territori, quello che so è che hanno sicuramente le traduzioni, nel caso servissero! E comunque sono qui, chiamatemi pure! Una cosa interessante è il fatto che oggi come oggi possiamo sentire con grande facilità la lingua originale e i vari doppiaggi, è una cosa che mi incuriosisce sempre molto quando vedo qualcosa. Tradurre e doppiare è un processo artistico, non solo tecnico!

Il Signore degli Anelli: Gli Anelli del Potere

In italiano abbiamo tantissimi dialetti, e basta spostarsi di qualche chilometro per trovare un dialetto completamente diverso. So che quando tradussero i romanzi, cercarono di cambiare alcuni nomi adattandoli ad alcuni elementi “locali” del nostro paese, riflettendo suoni e nomi più tipici. Poi recentemente è stato tradotto nuovamente Il Signore degli Anelli nel tentativo di essere più fedele all’originale.

Molto affascinante…

Tu sei specializzata in elfico, giusto?

L’elfico è quello che sentiamo più spesso, quindi ho lavorato molto su quel linguaggio. È il linguaggio che viene usato di più nei progetti a cui ho lavorato. Ci sono due tipologie di elfico in cui sono specializzata: Quenya e Sindarin. Sono la vera passione di Tolkien, quindi sono i due linguaggi più sviluppati nella sua letteratura, hanno il vocabolario più completo e vi ha dedicato più tempo nella sua lunga carriera. Quindi sì, lavoro su tutti i linguaggi utilizzati nella serie ma l’elfico è quello che sentiamo più spesso.

Ogni attore proviene da zone diverse del pianeta. Molti di loro sono gallesi, poi ci sono neozelandesi, inglesi… Ognuno di loro ha un accento e un dialetto diverso. Immagino che per la serie ognuno seguisse una dizione particolare per la serie. Sei stata coinvolta anche nell’aiutarli a lavorare sull’inglese che parlavano nella serie?

Sì. Quasi ogni attore del cast ha dovuto adottare un accento diverso dal suo. Posso contare sulle dita di una mano i membri del cast che parlavano già con quella dizione. Owain (Durin) è gallese, Sophia (Dita) viene da Londra: hanno accenti naturali diversi, ma devono entrambi parlare con un accento scozzese nella serie. Morwaith è gallese ma deve parlare un accento inglese “pulito”, e anche Rob Aramayo (Elrond), che viene dall’Inghilterra del Nord. Ognuno di loro ha dovuto lavorare sull’accento per parlare in modo diverso da come era abituato, esprimendosi in maniera diversa. È un processo che abbiamo iniziato durante la pre-produzione, lavorando con gli attori e spiegando loro le decisioni del team creativo (l’accento dei nani, degli uomini del sud, degli elfi, dei pelopiedi, dei Númenoreani…). Ognuno deve trovare la sua “voce” all’interno della cultura a cui appartiene il suo personaggio. Poi ci sono accenti e dialetti diversi, e noi li aiutavamo a trovare delle variazioni. Ma il pubblico deve capire che una persona proviene da Númenor, o è un elfo. Quel tipo di coerenza inizia nella pre-produzione, e il nostro compito è seguire questo processo lungo le riprese e anche in post-produzione, durante la fase di ADR, quando si registrano dialoghi aggiuntivi o si ridoppiano alcune scene per legare i dialoghi. Per fortuna l’ADR ci permette di correggere gli errori che capitano naturalmente durante le riprese.

numenor porto

Parliamo di Númenor…

Complimenti per la pronuncia!

C’è qualcosa di abbastanza specifico legato a Númenor e al linguaggio: c’è una separazione tra chi è più fedele alle origini elfiche e chi preferisce parlare l’adunaico. Puoi parlare di questa cosa? Sappiamo che per la serie è stata inventata la calligrafia dell’adunaico…

L’adunaico esiste, e ci siamo basati sui testi delle canzoni. Non abbiamo utilizzato il linguaggio adunaico nella prima stagione, ma ci sono dei riferimenti nelle canzoni, nei canti. I traduttori sono molto esperti, ci hanno mandato i testi di queste canzoni e io sono stata felicissima di leggerli, perché ogni volta che arriva qualcosa di nuovo mi emoziono! Hai perfettamente ragione: c’è questo scisma nel popolo Númenoreano, ci sono due fazioni, due sistemi di pensiero. È la direzione che verrà presa nella prima stagione, e spero che continuando in futuro coinvolga maggiormente l’uso della lingua adunaica.

Hai lavorato anche a Lo Hobbit. Che differenze hai notato tra questi due progetti?

C’è più elfico in questa serie, ma per il resto… è lo stesso mondo. Abbiamo anche lavorato sempre in Nuova Zelanda! Buona parte della troupe era la stessa, uno dei team del sonoro di questa serie era lo stesso con cui ho lavorato nella prima unità de Lo Hobbit per due anni e mezzo. C’è una parola Maori straordinaria, Whānau, che incarna il concetto di famiglia non biologica. La sensazione è quella: si è creato un legame con Lo Hobbit e continua con questa serie. In questa “Whānau” c’è anche John Howe, il concept artist e illustratore. Lui è una specie di biglietto d’ingresso per questo mondo, e lavorare con lui in entrambe queste occasioni è stato un grande privilegio. Quindi insomma, non c’è stata una grande differenza. Il mondo, l’essenza, è lo stesso. L’ispirazione è la stessa, ci basiamo sullo stesso materiale. Solo che lo facciamo con una prospettiva artistica diversa: Peter, Fran e Philippa da una parte, JD e Patrick dall’altra. Ma sono tutti ispirati da Tolkien.

anelli del potere

Parlando del materiale originale, questa serie è più “flessibile” perché si muove all’interno di un contesto narrativo, anziché adattare un testo nel vero senso della parola. Come hai utilizzato il materiale originale, le opere di Tolkien, nel tuo lavoro? Come si svolgeva, insomma, una tua giornata tipo sul set?

Dipendeva da che giorno era. A volte ci sono dei personaggi creati appositamente per la serie, concepiti per espandere la mappa. Nella Seconda Era c’è molto spazio da riempire, molto da creare. Quindi ci sono dialoghi immaginati o ipotizzati. Se invece mi ritrovavo a lavorare con qualcuno come Rob Aramayo, che interpreta Elrond, poteva capitare che ci mettessimo a fare delle lunghe e approfondite conversazioni su eventi dei romanzi che magari non verranno neanche toccati dalla serie, ma che ci servivano come contesto, influenzando il suo personaggio, le sue origini e la sua direzione. Quindi c’erano dei casi in cui ci ritrovavamo a fare conversazioni tra nerd molto complesse e approfondite! È importantissimo fare questo tipo di discussioni, respirare quell’aria, perché ti permette di calarti maggiormente nella caratterizzazione di alcuni personaggi. E permette di arricchire enormemente questo mondo.

So che Robert forse è il più esperto di Tolkien nel cast.

Sì, assolutamente!

Nel cast c’è anche un personaggio inventato, la sorella di Isildur. Come si pronuncia il suo nome?

Ho sentito un’intervista in cui lei dice di avere il nome più bello di tutta la serie, e sono d’accordo con lei. Si pronuncia EARIEN [come si legge in italiano, ndt]. Non è splendido?

Sì è un nome bellissimo. È un nome totalmente inventato? Conosci la sua origine?

Non ricordo da dove viene, ma quando l’ho letto sulla sceneggiatura ho iniziato ad applaudire.

Sembra ricordare Earendil…

Sì c’è sicuramente un riferimento a lui, ma bisognerà conoscere questo personaggio per capirlo!

Gli Anelli del Potere debutta il 2 settembre su Prime Video.

Trovate tutte le notizie sulla serie nella nostra scheda.

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