Dal 25 al 28 maggio, presso il Grand Hotel Excelsior di Chianciano Terme, si è svolta l’edizione 2017 della Starcon, la più famosa convention italiana di fantascienza. Tra gli ospiti internazionali della manifestazione, quest’anno era presente anche Colin Baker, interprete del sesto Dottore nel serial inglese Doctor Who. Oltre a firmare autografi e scattare foto con i fan, l’attore è stato protagonista di un proprio panel, in cui ha parlato della sua esperienza nei panni del Signore del Tempo, durata dal 1984 al 1986.

Conclusa la conferenza, noi di BadTV.it abbiamo avuto modo di porre qualche domanda a Colin Baker: ecco cosa ci ha raccontato!

Lei ha interpretato il sesto Dottore, una delle incarnazioni del personaggio che non è mai stata trasmessa in TV nel nostro Paese. Nonostante ciò, essa è ormai conosciuta e apprezzata anche da noi italiani, come dimostrato dai numerosi fan accorsi qui per incontrarla.

Sono molto felice di essere entrato nel cuore dei fan italiani, anche se a distanza di molti anni da quando ho interpretato il personaggio. Ovviamente il merito è tutto dello show, che nel tempo è riuscito a conquistare sempre più persone, anche al di fuori del Regno Unito.

Il suo Dottore è stato il primo ha mostrare forti segni di rottura con le incarnazioni precedenti, sia nell’abbigliamento che nel carattere. Quanto c’è di suo dietro questi cambiamenti?

Quando mi offrirono il ruolo del Dottore, la produzione mi chiese di pensare a un costume da far indossare alla nuova incarnazione del personaggio, più oscura e imprevedibile rispetto alla precedente, tranquilla e solare. Io proposi un abbigliamento simile a quello poi indossato da Christopher Eccleston, in quanto immaginavo il Dottore come una figura a cui alle volte passare inosservato potesse non dispiacere. Purtroppo per me, la produzione preferì mettermi addosso qualcosa che fosse più in linea con la moda colorata del tempo. Anche se durante le registrazioni mal sopportavo il mio costume, sono felice che oggi sia uno dei più amati dai fan.

Sullo schermo, lei ha interpretato il sesto Dottore per tre anni, dal 1984 al 1986. La sua avventura con il personaggio continua però tutt’oggi con gli audiolibri targati Big Finish.

Già, ne ho registrati più di cinquanta. Sono davvero delle belle produzioni, per me è un onore potervi partecipare in quanto mi consentono di esplorare maggiormente il mio Dottore e fargli affrontare nuovi e vecchi avversari.

Tra di essi, qual è il suo preferito?

Davros, perché ha creato i Dalek. Mi piace il rapporto che c’è tra lui e il Dottore, mi ricorda quello che Moriarty ha con Sherlock Holmes.

Doctor Who ha da poco compiuto cinquant’anni. Per celebrare questo importante anniversario avete dato vita allo spassoso The Five(ish) Doctors Reboot con altri storici interpreti del personaggio. Che ricordi ha di quella occasione?

Oh, mi sono divertito moltissimo. Il tutto è partito da un’idea di Peter Davison, l’interprete del quinto Dottore. Quando ha saputo che non saremmo stati coinvolti nell’episodio speciale realizzato per celebrare il cinquantesimo anniversario della serie ha deciso di girare questo “speciale alternativo”, in cui noi esclusi cercavamo in tutti di modi di prendere parte alle riprese. Sono davvero orgoglioso di avervi partecipato, è stato il mio modo per ringraziare i fan di Doctor Who.

In conclusione: se le chiedessi qual è stato il suo momento migliore nei panni del Dottore, cosa mi risponderebbe?

Indubbiamente quando dopo le riprese del mio primo episodio sono tornato a casa e, fiero ed emozionato, ho detto a mia moglie «io sono il Dottore». Peccato che lei mi abbia risposto «è tutto molto bello, caro. Ora puoi portare fuori l’immondizia?».