L’ultima stagione di The Walking Dead non sarà il capitolo conclusivo della storia di Daryl, interpretato da Norman Reedus: il personaggio sarà infatti protagonista di uno spinoff insieme a Carol (Melissa McBride). Prima di scoprire in che modo i due amici inizieranno una nuova avventura ci saranno però ancora molti episodi dello show originale che mostreranno il destino della comunità di Alexandria e degli altri sopravvissuti.

Reedus, durante una roundtable con la stampa internazionale a cui abbiamo avuto l’occasione di partecipare, ha compiuto un bilancio del decennio trascorso sul set dell’adattamento televisivo dei fumetti di Robert Kirkman e regalato qualche anticipazione e riflessione sul proprio personaggio che ha compiuto un’evoluzione davvero importante dal momento in cui il fratello di Merle è entrato in scena incontrando Rick Grimes e stringendo un rapporto profondo con l’ex sceriffo e gli altri membri del suo gruppo di sopravvissuti.

Che cosa si prova all’idea che The Walking Dead si stia per concludere, ma non sarà la fine della tua esperienza in questo mondo?

L’idea che la serie stia per finire suscita dei sentimenti contrastanti: sono stati oltre dieci anni e ho degli ottimi amici tra i membri della troupe e ho degli incredibili ricordi fin dal prima giorno trascorso nello show. Mi sono creato una vita qui in Georgia e non so dove verrà girato lo spinoff. Vivo a New York, ma ora ci vado solo quando sono in vacanza. Quindi è stato tutto al contrario per dieci anni e l’unica cosa che so dello spinoff è che non sarà come questo show e sarà totalmente diverso. Non sarà semplicemente come una puntata di The Walking Dead con due personaggi al centro. L’ambientazione sarà differente, l’approccio sarà diverso. Penso che il nostro show sia molto dedicato ai buoni contro i cattivi, lottiamo per il territorio e non sarà così nella nuova serie. Ci saranno nuovi autori, nuovi elementi legati ai personaggi, tutto sarà nuovo. Non sarà una continuazione dello show oiginale: sarà un’atmosfera totalmente diversa e con un team completamente differente.

Senti un po’ la responsabilità legata a essere uno degli ultimi membri del cast originale? Una cosa che capisci, dopo essere stato così a lungo in una serie come questa è che quando arrivano nuovi personaggi si pensa ‘Sono una grande star action. Sono un nuovo personaggio importante. Me, me, me…’. E io li prendo sempre da parte e ricordo che devono rispettare le persone che hanno creato la serie, in pratica ‘gli originali’, tutto il lavoro che hanno compiuto nella serie, l’importanza avuta da Andy Lincoln, Steven Yeun, Scott Wilson… E quanto fatto da tutti gli autori, tutti quei registi… Non saremmo qui senza quel gruppo. Per questo sembra strano iniziare un nuovo show senza tutto questo. Sto cercando di non pensare al fatto che dirò addio a questo mondo perché abbiamo così tanto lavoro da fare. E so che quando finirà piangerò come un bambino, arriverà tutto troppo presto.

Come è quindi il rapporto con i nuovi arrivati nel cast? Mi sento in un certo senso “il custode della fiamma”, anche se non sono solo perché ci sono molti membri della troupe e altri protagonisti che erano lì fin dal primo giorno. Credo che l’85% delle persone che lavorano dietro la macchina da presa fossero coinvolti fin dalle prime puntate. All’inizio avevamo degli zombie, dei personaggi strani e penso che se non avessimo mantenuto un certo realismo avremmo potuto facilmente scivolare in qualcosa di super stucchevole. In un certo senso provo una responsabilità nel ricordare queste persone, e di ricordarle ai nuovi arrivati. Dò dei consigli? Solo se le persone me li chiedono o se sono troppo pieni di sé che devo rimetterli al loro posto. Per quanto riguarda i nuovi attori non riesco a sopportare quando le persone non fanno il loro lavoro e arrivano senza sapere dove sono, è qualcosa che mi fa impazzire. Non accade molto spesso, ma vedo le persone arrivare e si tratta di entrare a far parte di qualcosa che è già immenso, a volte si dà per scontato. Io, Melissa, la troupe e alcune altre persone siamo gli unici a ricordare da dove siamo partiti e penso che ci sia una certa umiltà in noi che ricordiamo gli inizi. Dopo che si fa parte della serie per un paio di anni lo capisci, diventi anche tu della vecchia scuola. E ogni tanto arrivano questi nuovi personaggi e chi ha l’atteggiamento sbagliato di solito non dura molto.

Nella precedente stagione abbiamo visto Daryl interagire con Negan e capire il suo contributo nella guerra contro i Sussurratori. Il loro rapporto non era ancora dei migliori, ma ha avuto modo di capire il suo punto di vista. Ora è tornata Maggie e la situazione è ovviamente cambiata, c’è questa tensione tra loro. Puoi anticipare qualche dettaglio del modo in cui reagirà Daryl di fronte a queste dinamiche?

Onestamente non sarà un arbitro tra i due. Nel primo episodio dò un pugno in bocca a Negan perché semplicemente non sta zitto, ha esagerato un po’. Ma penso, come hai accennato, che quando si ha a che fare con le persone ci siano sempre due lati della storia. Credo che Negan ci considerasse i cattivi, abbiamo ucciso molti membri del suo gruppo, quindi ha senso la sua reazione. Ma ha anche fatto molte cose buone da allora e sta provando a inserirsi, ha protetto Judith durante la tormenta di neve, ha fatto molte cose. Ha protetto anche me e poi io l’ho salvato durante lo scontro con Beta. Non so, penso che Negan e Maggie finiranno per perdonarsi e aggiustare le cose o si uccideranno. Ma non è un mio problema! Venderò i biglietti e mangerò i popcorn mentre assisto a quello che accadrà tra loro.

Abitualmente in estate ci sarebbe stato il San Diego Comic-Con, eventi che riuniscono fan provenienti da tutto il mondo. Dopo dieci anni quante storie hai legate alle interazioni con gli spettatori? della serie?

Ne ho tantissime legate agli ultimi dieci anni. Mi ricordo di quando eravamo in Spagna e siamo usciti sul palco e c’erano così tante persone, erano ovunque, persino sugli alberi che ondeggiavano a causa del peso. O quando siamo andati in Giappone e siamo atterrati. In aeroporto c’era la polizia che doveva letteralmente buttare delle ragazzine per terra e io pensavo ‘Cosa sta accadendo?’. Era folle. Poi mi ricordo che ero al Comic-Con di San Diego e io amavo Anthony Bourdain e Parts Unknown, show che è stato praticamente la Bibbia per il mio progetto in cui viaggio con le moto. Per chi realizza talk show i modelli sono Johnny Carson o David Letterman, e per me Bourdain era il mio Letterman. Mi ricordo che ero lì e qualcuno mi ha battuto sulla spalla per avere una foto ed era uno dei protagonisti di Yo Gabba Gabba! e Bourdain. E ho reagito ‘Certo che poserò per questa foto!’. Non sapevo nemmeno si conoscessero, l’ho scoperto guardando il documentario su Bourdain. Ma ci sarebbero milioni di storie strane, di divertenti, di paurose. Mi ricordo quando io e Steven eravamo a San Diego e io indossavo una maschera di Stay Puft Marshmallow e lui di Spider-Man. Pensavamo che nessuno potesse riconoscerci, ma probabilmente cammino in modo strano o forse lo fa lui, ma ci hanno riconosciuto e hanno iniziato a seguirci fino al punto che siamo stati accompagnati nel retro di uno Starbucks ed è venuta la sicurezza per farci uscire. Ho incontrato molti fan con cui comunico ancora sui social. Voglio davvero bene a molti di loro e ho potuto incontrarli e conoscere le loro vite. Ho così tante storie, così tanti ricordi, forse potrei scrivere un libro sull’esperienza di interpretare Daryl. Sono certo che verranno scritti molti libri sulla realizzazione di The Walking Dead e tutti i segreti verranno rivelati.

Molte persone non seguono The Walking Dead a causa degli zombi, come li convinceresti a vedere la serie?

Bendati? Non lo so, io ho letto il primo pilot quando sono andato in California nel periodo in cui si girano i primi episodi delle varie serie e quando l’ho letto non c’era nemmeno la presenza degli zombi. Onestamente non ci ho nemmeno pensato. Per me era una storia su un tizio che si sveglia in un ospedale dopo essere stato in coma e non sa dove si trova e inizia a cercare la sua famiglia. E mi hanno detto ‘Oh sì, gli zombi’. E io ho pensato ‘Cosa gli zombi?’. La risposta era stata ‘Sì, ci sono gli zombi’. Per quel che mi riguarda gli zombi sono una piccola parte dello show onestamente. All’inizio erano una parte importante, ma sono felice che ci siamo allontanati da quello e non si tratta di una serie basata su modi semplici per spaventare.

Questa è l’ultima stagione, hai un villain preferito tra quelli che hanno affrontato i protagonisti?

Penso che Alpha fosse super interessante e ho amato l’approccio al personaggio di Samantha Mortn, si muoveva un po’ come Axl Rose, ha qualcosa di subdolo in lei ed era al tempo stesso davvero complicata. Era questa madre divisa tra varie emozioni e situazioni, inizialmente era una mamma davvero dolce e quello che è accaduto l’ha trasformata in questa folle squilibrata. Ha iniziato a credere che quello che stava facendo fosse giusto e la situazione l’ha portata a diventare in quel modo. Abbiamo avuto dei personaggi positivi che sono diventati un re, un leader, un esempio e poi altri che si sono ritrovati ad autoconvincersi di essere nel giusto. Credo che quelli fossero i più spaventosi. Si trattava semplicemente di questa persona da cui potevi fuggire o che potevi provare a capire e cercare di sconfiggere. Non c’era spettacolarità in lei, elemento che ho considerato terrificante.

Cosa pensi abbia reso speciale The Walking Dead e abbia permesso alla serie di essere così longeva e continuare ad avere un tale successo tra i fan? Penso che quando vedi la serie si inizi a farlo pensando sia in un determinato modo e poi si rivela qualcosa di totalmente diverso. All’inizio si poteva guardarlo per scoprire chi sarebbe morto nella puntata settimanale e la reazione era ‘Oh no, mi piace quel personaggio’. Ed era una specie di Survivor Island o qualcosa di simile, si poteva rimanere coinvolti per scoprire chi sarebbe sopravvissuto o cose simili. Poi ci si rende conto che è invece la storia di questi personaggi. Si vedono persone che non si sarebbero mai frequentate se non ci fosse stata l’apocalisse, ma devono collaborare, anche se magari non si piacciono a vicenda. Non sanno chi sono, cosa le rende tali, ma devono unire le forze per sopravvivere e poi stanno sviluppando dei veri legami. Credo che quando uno show vada in onda così a lungo si possa vedere, in piccoli modi, l’evoluzione di questi rapporti e di questi personaggi. Penso che sia quello il collante che ha sostenuto lo show: il fatto che queste persone collaborino come una famiglia, o persino i nemici devono unire le forze, in modo da poter sopravvivere. Questo lo abbia mantenuto interessante, almeno per me: si potrebbe fare una lista di tutto quello che è accaduto a Daryl e lo ha trasformato in quello che è ora. Ma lo si potrebbe fare per ogni personaggio.

Potrebbe essere una formula che verrà replicata in futuro?

L’hanno già fatto! Si chiama Love Island: è la stessa cosa perché non sai chi verrà mandato via, chi collaborerà e chi avrà una storia d’amore. Ed è uno show diventato un enorme successo, ne hanno realizzati migliaia di episodi. Hanno preso quegli elementi e hanno aggiunto più spot. E non ci sono zombi! Praticamente sono persone in bikini, addominali scolpiti e sono tutti splendidi!