La recensione della docuserie Arnold, disponibile su Netflix

L’aspetto più curioso di Arnold è il tempismo della sua uscita. Solitamente operazioni del genere, a metà tra l’autobiografia e l’agiografia ma sempre nel nome della sincerità, coincidono con il debutto di qualcosa di nuovo da promuovere. E a meno di non considerare Arnold come il companion piece di FUBAR, uscita da poco sempre su Netflix, non c’è un vero motivo per la sua esistenza in questo preciso momento storico – se Arnie fosse nato in America si potrebbe pensare a un modo di lanciare una campagna presidenziale, ma la possibilità è da escludere. Poco male: magari Schwarzy aveva solo voglia di fare un po’ di ordine nella sua vita e di ricapitolare la situazione per sé stesso e per il suo pubblico. O magari la regista Lesley Chilcott è una fan di Terminator fin da quando è piccola e non vedeva l’ora di poter intervistare il suo idolo.

La struttura del progetto

...