Nel suo primo episodio al rientro dalla pausa tra una stagione e l’altra, Better Call Saul racconta una storia di cartelli affissi e strappati via. Lo fa, come già sperimentato nella prima stagione, costruendo un legame invisibile tra gli eventi di un futuro non meglio identificato – ma che sappiamo essere posteriore a Breaking Bad – e un passato lontano in cui l’ombra di Saul Goodman si affacciava sulla vita di James McGill. Storia di privazioni e libertà autoconcesse, storia di un uomo che è passato dallo strappare – letteralmente – le regole per il puro gusto di farlo, a doversi nascondere dietro lo sfogo di una scritta su un muro che nessuno noterà mai. La serie della AMC torna con una puntata di assestamento, probabilmente spiazzante per chi si aspettava qualcosa di diverso, ma molto godibile.

Quindi, come per lo scorso anno, ripartiamo dal Nebraska in bianco e nero (che non è quello di Alexander Payne) in cui James, o in qualunque modo si faccia chiamare ora, continua...