Il problema più grande con la felicità è che è uguale al silenzio. Se appena si osa nominarla, quella scompare. E c’è tanto, troppo rumore intorno a ciò che questa felicità dovrebbe essere, a cosa dovrebbe somigliare, cosa si dovrebbe fare per ottenerla. Troppe promesse e nessun lieto fine garantito dopo la curva della strada. Non qui, non nella vita reale, né tantomeno nel mondo degli animali antropomorfi di BoJack Horseman.

BoJack Horseman è solo l’ultima incarnazione dell’uomo disintegrato del Novecento, ormai del Duemila. Sembra eccessiva come definizione, considerato che non stiamo nemmeno parlando di un uomo, e che la serie animata omonima si svolge in un mondo popolato da animali antropomorfi. Eppure a questa lettura esistenzialista, che ha dei precedenti di immenso valore in tv come I Soprano e Mad Men, si appoggia da sempre lo show di Netflix, tornato per la quarta stagione sulla piattaforma. Una conferma da un punto di vista tematico quindi, ma anche qualita...