Feel Good (seconda stagione): la recensione

Feel Good, seconda e ultima parte. Se la prima stagione della serie Netflix aveva raccontato con tono autobiografico la complessità di Mae Martin, questa seconda stagione rappresenta la catarsi per il personaggio/autore. Ancora una volta la protagonista e realizzatrice dello show si mette a nudo, letteralmente e figurativamente, per raccontare le proprie ansie. Per raccontare soprattutto le proprie negazioni, in quella che si rivela essere una sindrome da stress post-traumatico mai del tutto accettata. La storia d’amore sofferta tra Mae e George vive di alti e bassi, contraddizione, rabbia e dolore. Ma ciò che rimane forte fino alla fine in questa serie è la capacità di far convivere più registri in modo equilibrato e vincente.

Mae Martin è una (vera) stand up comedian, che qui ha avuto l’occasione di raccontarsi att...