Iniziamo dalla fine, da un montaggio strabiliante, malinconico e delicato che, con una carezza, ci porta alla, più o meno sorprendente, rivelazione tanto attesa: Donald è September. Regola non scritta vuole che, ormai giunti allo scatto finale, non si inserisca nella narrazione un personaggio completamente nuovo al solo scopo di far avanzare la trama. Fringe non si sottrae a questa regola e tira fuori una soluzione che, per certi versi forse intuibile, per altri ancora da comprendere del tutto, si adatta bene al percorso tracciato finora e, a tre puntate dalla fine, aggiunge un altro prezioso tassello al mosaico.

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Al centro di tutto ancora Michael, the boy who must live, e il tentativo della squadra di creare un qualunque canale di comunicazione con il bambino per scoprire finalmente il suo ruolo nel famoso piano. Ad aiutarli ancora una volta Nina Sharp (l’ottima Blair Brown) che, tramite le tecnologie della Massive Dynamics, riesce a dotare Peter e gli altri dello strumento nec...