Esattamente a metà stagione, Homeland ricomincia a mostrare funzioni vitali. Per farlo, e non è una grande sorpresa, attinge al suo nucleo più forte e consolidato, quello spionistico, fatto di doppi giochi, ribaltamenti e sconvolgimenti vari. Risultato è, finalmente, un buon episodio, in cui la scrittura, al contrario delle scorse settimane, non annaspa ma corre verso un traguardo che ci consegna un finale quasi perfettamente speculare a quello di The Yoga Play. In questa corsa frenetica è impossibile non inciampare, ma la soddisfazione provata nella scena conclusiva, che ha un degno corrispettivo in un gesto liberatorio e forte compiuto da un personaggio, riscatta i vari difetti dell’episodio.

Carrie è finalmente riuscita ad entrare in contatto con il misterioso e inafferrabile Javadi. Come la serie ci ha abituato fin dalla rappresentazione di Abu Nazir, conoscere un personaggio a lungo atteso e sul quale si è costruita una certa aspettativa, significa immediatamente ridimension...