Sin dal suo esordio, Le Regole del Delitto Perfetto si è distinta, tra le serie di stampo thriller, per l’ammirevole sensibilità dimostrata nei confronti di ogni tipo di minoranza, e nella schietta rappresentazione di dinamiche classiste, sessiste, razziste e omofobe di cui il sistema giudiziario statunitense è tuttora succube. Se a questo uniamo la costruzione di psicologie solide e precise come quelle dei protagonisti, a partire dall’Annalise Keating di Viola Davis, non è difficile comprendere le ragioni per cui la serie di Peter Nowalk continui a esercitare tanto fascino sul proprio pubblico.

Tuttavia, Le Regole del Delitto Perfetto è anche altro: è caos, affastellamento evenemenziale, intrico di trame non sempre ben gestite ed equilibrate, eventi macchinosi e colpi di scena in rapida successione, con l’unico effetto conclusivo di affossare la sorpresa dello spettatore, rintronato dall’overdose di cambi di rotta e dai continui balzi temporali. Un episodio com...