Alla fine si è capito cosa deve fare The Book of Boba Fett per brillare veramente: deve uscire dagli spazi chiusi e angusti. Lì infatti, oltre all’assenza dell’oppressione che il buio delle scenografie dovrebbe dare, c’è sempre un contraccolpo indietro rispetto alla capacità di suggestione per immagini. Negli interni tutto diventa plastico, finto, “televisivo”. Tra le quattro mura si parla troppo, con dialoghi mediamente dimenticabili, se non proprio orribili (la battuta sull’occhio verso fine puntata). Sembra di vedere e rivedere continuamente le stesse inquadrature, solo con un contesto leggermente diverso. Alla serie è però necessario un rapido cambiamento, che crei nuove situazioni per il Daimyo dal cuore (troppo) buono. Magari affiancandogli un compagno vero, qualcuno che possa sorregge il peso di molti episodi con lui, come succedeva con Grogu in The Mandalorian.
Le strade di Mos Espa<...
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