The Silent Sea: la recensione

A ribadire le alte ambizioni di rilancio internazionale già affermate con Squid Game ed Hellbound, la Corea si appresta su Netflix a dire la sua anche in ambito fantascientifico con la claustrofobica The Silent Sea.
Riprendendo atmosfere e stilemi di grandi classici come AlienAliens: Scontro Finale e 2001: Odissea nello Spazio, la serie firmata da Choi Hang-yong li rielabora a uso e consumo del vorace spettatore di Netflix: costruisce così una parabola a sfondo ambientalista, costellata di piani infausti, sangue e redenzione.

Quella sporca, ultima base

La premessa è delle più desolanti: la Terra è preda di un’irrimediabile siccità che ha prosciugato oceani e fiumi, riducendo la popolazione a una sete perenne. Anche qui, come in tutte le società distopiche che si rispettino, vige una disparità di classe: a pochi fortunati sono concesse riserve d’acqua più o meno illimitate, a svantaggio di chi è costretto a mendicare per p...