Di una cosa va dato atto: non è facile oggi rifare The Twilight Zone. La serie originale, per quanto brillante a più riprese, rimane figlia della sua epoca – televisiva e non solo. Si trattava di brevi perle ispirate, racconti morali inquadrati dalle parole di Rod Serling e sostenuti dal gusto per il twist finale che lasciava un sapore piacevole in bocca. Talvolta didascalici, ma decisamente affascinanti. Alla seconda stagione, la versione di Jordan Peele rinuncia in parte a quelle tematiche “woke” che si erano affacciate più volte nel primo anno, diventa più generica, senza dubbio rimane discontinua e irrisolta nei suoi obiettivi.
Il primo episodio, Meet in the Middle, è già forse il migliore del lotto di dieci. Un uomo che non riesce a trovare una donna con cui vivere quella relazione idealizzata a cui tanto vorrebbe abbandonarsi, sta per realizzare il suo desiderio. Una voce si manifesta nella sua mente, ed è quella di ...
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