Vendetta: guerra nell’antimafia, la recensione

Ci sono tanti linguaggi diversi dentro Vendetta: guerra nell’antimafia. C’è molto lontana e latente l’idea dello scontro di due individui per un principio etico e morale del western, c’è l’intrigo da spy-movie, fatto di documenti da recuperare, video manipolati, testimonianze che a sorpresa vengono ribaltate e poi, a dargli grandissima personalità, c’è qualcosa di molto più basso che sta nelle immagini di copertura, un mondo fatto di pizzi e maschere appese al muro, di uffici dentro le abitazioni, vanità provinciali, amanti nascoste e piccolezze da tinello. È una grande storia che è finita più volte sui giornali e telegiornali ma che ha anche dimensioni da rivalità paesana. Tutto insieme, il grande e il piccolo, raccontano dell’ambiguità di quello che solitamente è santificato (l’antimafia) e come le piccinerie umane, amplificate dalle notizie e dall’ambiente in cui avvengono, inquinano ciò di cui parliamo quando parliamo di mafia.