Dal primo episodio di What If…? si può capire poco della direzione che prenderanno le prossime puntate. Per quanto simpatica, la domanda sul destino alternativo di Peggy Carter rappresenta un inizio piuttosto conservativo rispetto alle potenzialità dell’idea alla base della serie. Sappiamo che dobbiamo dare tempo, presto arriveranno trame ben più coraggiose (come ad esempio i Marvel Zombie). 

What If…? più delle altre serie presentate su Disney+ si dedica al gusto, tipico dei fumetti, della libertà creativa. Non si intende, sia chiaro, la libertà dall’ingerenza degli studio hollywoodiani o la volontà dell’executive di turno. Questi sono problemi produttivi. In questo caso per libertà creativa intendiamo la possibilità di portare su schermo un qualcosa senza limiti di continuità né di budget.

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Proprio come su carta stampata, disegnare un primo piano o un’esplosione spettacolare ha (più o meno) lo stesso costo. Stupisce allora la scelta di non calcare troppo la mano, per ora, sulla spettacolarità delle immagini. Fa eccezione la sequenza a metà episodio che narra le gesta di Captain Carter, ma per il resto il primo episodio di What If…? si è limitato a raccontare, con grande sintesi, una storia quasi esclusivamente per appassionati.

Il target è ben chiaro: vuole parlare a chi conosce a memoria ogni film dell’MCU, senza avere il paralizzante terrore di dare un colpo di troppo alla “sacra” continuity. Questo, per chi scrivere una sceneggiatura, è un fattore che libera le mani e le fa scorrere veloci sulla tastiera.

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What If…? è infatti la domanda che guida ogni autore quando cerca di delineare i blocchi fondamentali di un’avventura. Quanti “e se?” Si saranno chiesti Christopher Markus e Stephen McFeely mentre scrivevano le morti di Avengers: Infinity War e il viaggio successivo in Endgame?

Con questa serie la Marvel può portarci nella writer’s room e darci accesso a tutte quelle idee alternative (non per forza scartate) che non hanno trovato spazio o coerenza in live action.

Ma c’è di più in What If…?, che speriamo si concretizzi ancora di più nelle prossime puntate. Uno di questi è la scelta dell’animazione 3D. Attraverso la tecnica del cel-shading si riproduce l’effetto di un disegno in due dimensioni. Sono tre gli elementi che lo caratterizzano: i contorni netti, i colori uniformi e movimenti molto più fluidi di quelli che darebbe un’animazione a mano. 

È chiaro che l’animazione serva per abbattere i costi e limitare il problema dei contratti con gli attori da rinnovare o scaduti (doppiare richiede molto meno impegno di recarsi sul set e passare intere giornate a riprendere). Però è anche una decisione stilistica che restituisce quel profumo di fumetteria d’estate. Quando c’è più tempo per leggere e si cercano volumi che non siano legati alla grande storia portante, ma che facciano da intrattenimento “sporcabile” sotto l’ombrellone.

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In questo What If…? vive un paradosso non indifferente. Rimescolando le carte e ripartendo da zero si rivolge a un pubblico che non per forza è riuscito a seguire tutte le diramazioni tra film e serie di questi anni di MCU. Un po’ come nei fumetti si rinarranno le origini, riparte da capo la continuità e si cerca di sondare nuovi personaggi che possano attirare un nuovo pubblico. Captain Carter è uno di questi. Dura poco lo scambio di battute con i colleghi uomini che non vogliono vedere una donna in primo piano nelle faccende del mondo. Eppure Peggy Carter che salva la situazione al posto di Steve Rogers non perde l’occasione per una strizzata d’occhio al pubblico femminile.

E va bene così. Se non lo fa What If…? cosa lo deve fare? È una serie nata con l’esplicito intento di dare pacche sulle spalle e appagare la fantasia dei lettori. Ehm, degli spettatori.

Il paradosso di questo primo episodio sta però nel legare il piacere della visione a una conoscenza enciclopedica di Captain America: il primo vendicatore. Ne riprende la struttura narrativa con tanto di montaggio della campagna di comunicazione per il reclutamento con le azioni del super soldato. Addirittura ricalca le inquadrature dei momenti chiave (i piani visivi adottati nella scena dell’assunzione del siero sono gli stessi scelti da Joe Johnston per il suo film). 

Captain Carter What If…?

La Marvel non ha canonizzato solo i fatti, ma anche le inquadrature! L’avevamo capito dai viaggi nel tempo di Endgame (dove per ogni momento nel tempo corrisponde una sola inquadratura precisa). Ma con questa prima puntata di What If…? Tutto è ancora più radicale. Se gran parte del gioco sta nel trovare le differenze in immagini pressoché uguali, allora lo spazio per i nuovi adepti è molto minore di quello che poteva concedere l’idea di un “e se?”. Questo è l’MCU che parla agli appassionati secondo un linguaggio diventato ormai privato, per pochi, e più vicino ai fumetti che alla serialità Tv.

Nelle forme lunghe dei racconti televisivi l’intreccio conta generalmente più della messa in scena. Ogni inquadratura di una serie da 4 stagioni non può essere curata come quella di un film di due ore, per forza di cose. In un tempo limitato l’immagine è un significato in sé, mentre quando la storia è troppo estesa le scelte di composizione diventano spesso funzionali alla narrazione. Il primo episodio di What If…? ribalta questo assunto. Poco importa quello che ci viene mostrato, il vero divertimento sta nelle immagini che riesce a generare e il significato che queste hanno se comparate con l’immaginario ben catturato in live action. Arrivati alla fase 4 è tempo per la Marvel di guardarsi indietro. Ogni serie l’ha confermato; What If…? ancora di più.

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