Due settimane fa abbiamo visto le prime due puntate di Moon Knight al cinema. Già, proprio in sala! Un’anteprima stampa organizzata da Disney che rappresenta un evento particolarmente raro. Sebbene infatti le serie tv siano da anni sbarcate ai festival e ci siano sempre più occasioni di vederle sul grande schermo, per la serie Marvel era una prima volta (ad eccezione di Inhumans proiettato in IMAX). Una di quelle importanti, uno stress test che molto ha da dire sul punto in cui siamo.

Ci sono ovviamente tanti fattori che concorrono alla decisione di organizzare un evento del genere. Primo tra tutti l’allentarsi delle misure restrittive per il Covid. Quando è uscito The Falcon and the Winter Soldier, il prodotto in assoluto più cinematografico tra quelli sfornati sul piccolo schermo dalla Casa delle Idee, eravamo in una situazione pandemica che rendeva meno agevole – se non proprio sconveniente – recarsi in sala. Più semplice anticipare la visione tramite link. L’altra ragione è ovviamente il desiderio di valorizzare il più possibile quello che si va a presentare alla stampa. Non ci sono differenze di impianto home video o di condizioni di fruizione da giornalista a giornalista, tutti l’abbiamo visto al meglio. 

Come è vedere Moon Knight al cinema?

Sorprendentemente l’esperienza è più stimolante del previsto, ma non tutto è perfetto, anzi! Quando si spengono le luci e inizia la proiezione si ha la sensazione di assistere a un qualcosa di diverso. In questo caso (ai festival succede meno) si è deciso di dividere i due episodi con la sigla finale invece che tenerli uniti. Non c’è possibilità di ingannarsi: è chiarissimo che si sta guardando una serie tv. È una scelta ben precisa quella di staccare gli episodi invece che montarli come un unico film di un’ora e mezza. Ed è stata un bene. Perché nonostante il rilascio graduale degli episodi uno a settimana non piaccia a tutti, la struttura di Moon Knight non si presta al binge watching. 

Se si esclude WandaVision nessuna serie Marvel ha avuto fino ad ora un primo episodio così “pilota” come quello di Moon Knight: imposta il tono, delinea con precisione il personaggio di Steven Grant, addirittura apre con Arthur Harrow, l’inquietante e riuscita scena del vetro nelle scarpe, finisce con l’origine dell’antieroe protagonista. È chiuso in sé stesso, ma fa attendere di vedere sviluppate le tante promesse date. 

Vedere i titoli di coda e subito dopo il logo dei Marvel Studios con la fanfara che apre la nuova puntata è straniante. Ci si sente sollevati perché si ha subito quello che si vuole. L’inizio di questo ideale “secondo tempo” è perfetto se posto in continuità, però il cliffhanger cala di potenza dopo pochi secondi. Con le risposte che arrivano subito si perde il tempo dell’attesa, quei sette giorni di aspettative e speculazioni che sono parte essenziale dell’esperienza.

Tutto questo si può sperimentare anche a casa, ma nell’illusione della sala, quando ci si dimentica di stare vedendo una serie, evidenzia maggiormente le differenze con la fruizione di film.

moon knight ascolti

Il grande schermo

La sala cinematografica non ha infatti pietà. Se qualcosa funziona, sarà esaltata dal grande schermo. Però così anche i difetti sono molto meno tollerabili. Nel caso di Moon Knight la fotografia si giova particolarmente di una proiezione perfetta. I suoni sono avvolgenti, viscerali, poter cogliere ogni dettaglio nel buio della sala senza alcuna distrazione permette di entrare ancora meglio nell’insolita atmosfera del film. Il lavoro preciso fatto da Oscar Isaac sulle molteplici personalità è valorizzato da questo formato.

Non tutto però è perfetto. La principale nota dolente sono gli effetti speciali digitali, i green screen che risultano posticci soprattutto nella scena dell’inseguimento. Siamo abituati a perdonare cose del genere in televisione molto di più di quanto lo facciamo al cinema. Moon Knight non fa eccezione. Quella sequenza stride, sembra lontanissima dagli standard MCU ed è quasi inaccettabile. Persino l’azione, per quanto più dura del solito, sul grande schermo è meno eccitante di quella pensata per la maggior parte dei film.

Il ritmo delle serie tv è diverso. Non hanno bisogno di tenere tutto al massimo, ma alternano momenti chiave con altri più distesi che allungano il tempo della narrazione per arrivare a coprire un totale di molte ore. Come prevedibile, quando si è in un contesto di visione “da film”, certi momenti di vuoto sono più faticosi. Un’opera di due ore va valutata nella sua intera durata, e quindi anche le sezioni di maggiore respiro possono avere una funzione ben precisa nell’esperienza generale.

Allo stesso modo nella serialità l’alternarsi di ritmo degli episodi è funzionale rispetto all’equilibrio delle stagioni. E quello delle stagioni lo è rispetto alla totalità dell’opera. Vedere e giudicare solo due episodi dà quindi un’impressione solo parziale.

Le serie tv possono essere il futuro del cinema?

Il problema di fondo è che è praticamente impossibile proiettare un’intera stagione. Certo, ci sono le maratone, ma quanto costerebbero? E chi ha il tempo di farle? Più realistico è uno scenario futuro in cui solo particolari episodi passano in sala. Magari rimontati e allungati, con scene aggiuntive non viste in televisione, per far permanere il pubblico per un tempo maggiore di quanto ci metta a uscire di casa, raggiungere la sala e rientrare. 

La struttura però fatica ancora a reggere il formato cinematografico. Non si parla solo dei valori produttivi che, pur essendo sempre più alti possono rivaleggiare con i blockbuster solo in un ristretto sottoinsieme di titoli. Vedremo Il Signore degli Anelli di Amazon se sarà un ulteriore passo in avanti in questo. Quello che stride è come si scrivono le puntate, come si concatenano tra di loro.

È come se in sala si andasse per una breve corsa in pista a 300 all’ora, mentre la visione a casa è più un viaggio rilassato e sul lungo periodo. Le serie tv in sala sembrano condannate all’eterna insoddisfazione non potendo darsi interamente allo spettatore. Tutti i momenti al museo, la sottotrama d’amore di Steven Grant, sono una dilatazione molto difficile da sopportare se valutata con lo stesso parametro dei film. Nel pilot si insiste molto sull’immagine del letto a cui è legato e le volte in cui si trasforma in Moon Knight senza accorgersene. Alla lunga diventa però stancante, si sente il bisogno di andare avanti più alla svelta. Esigenza non condivisa dalla struttura stessa della puntata che funziona in tv ma non al cinema.

L’esperienza di visione di Moon Knight sul grande schermo è così un tentativo molto significativo e dalle conclusioni inaspettate. Perché ha evidenziato come la convergenza tra film e serie tv sia ancora molto lontana. Restano due forme narrative applicabili a media ben distinti. La visione collettiva resta prerogativa del film, mentre l’alternarsi di puntate è ancora oggi esaltata da una fruizione su uno schermo personale.

È ancora prematuro, ad oggi, auspicare una sinergia che salvi i cinema come luogo e faccia uscire le storie dalla televisione. Però è anche un segnale importante di un grande cambiamento in atto. Un confronto da cui nessuno esce sconfitto, ma che fa amare sempre di più entrambe le forme distinguendole e quindi valorizzandole.

Il grande insieme dell’ “audiovisivo” è ancora separato (i videogiochi restano la categoria più salda nella propria forma), ma si guarda sempre di più fuori dalla propria categoria di appartenenza. Per la critica è allora più importante che mai fare check regolari dello stato delle cose. Per tutta la pandemia abbiamo recensito film da casa. Perché allora non provare ad analizzare le serie tv sul grande schermo?

I film e le serie imperdibili

Approfondimenti sui Marvel Studios