Intervistata da ET Tatiana Malsany ha detto di essere affascinata dal corpo di She-Hulk come una rappresentazione diversa rispetto alla consuetudine nel mondo dei supereroi:

Ritengo che ci sia un’ossessione culturale con il tipo di fisico che questi film portano con sé. Io sono caduta preda di questa idea e decisamente non credo sia un qualcosa che dobbiamo inseguire perché si tratta di standard assurdi che nessuno di noi può raggiungere a meno di non andare in palestra mille volte a settimana. Quello che amo di She-Hulk è che rappresenta un tipo di corpo e una percezione dall’esterno diversi. Il modo in cui le persone la vedono fa parte della storia. Per me può nascere una conversazione davvero stimolante su come guardiamo qualcuno in modo diverso sulla base del corpo in cui abita.

Ed è proprio la fisicità strabordante nelle forme e nei muscoli della supereroina ad essere una componente fondamentale della sua personalità ben inserita nella sua storia editoriale. She-Hulk non può essere scissa dal suo corpo, dalle contraddizioni che esso presenta, e dall’inevitabile attrazione voyeuristica che genera. È sexy e sa di esserlo. Gli adolescenti comprano l’albo per vedere forme sessualizzate ed esagerate. Ci trovano dentro molto altro.

Nei fumetti non è mai stato un tabù, anzi, durante la gestione John Byrne è stata spinta al massimo la consapevolezza “meta” del personaggio. Consapevole di essere in un fumetto, conosceva anche le armi a sua disposizione per sedurre il lettore. Nel numero 34 di Sensational She-Hulk la copertina sfidava i limiti della Comic Code Authority mostrando Jennifer Walters in verde e in bikini, con un pallone da mare in grembo. Emulava la celebre copertina di Vanity Fair che mostrava Demi Moore senza veli e incinta. 

She-Hulk

Le critiche di Goyer al corpo di She-Hulk

Nel 2014 David S. Goyer, all’epoca al lavoro su Batman v Superman: Dawn of Justice, alzò un polverone definendo il personaggio come “una grossa pornostar verde che solo Hulk può s*****e” (sic). La creazione di un uomo per convincere altri uomini a comprare il fumetto solleticando la fantasia del potere maschile e identificando quindi il lettore in Hulk: l’unico che può andare a letto con lei.

Affermazioni radicali in un clima di accesa rivalità tra case editrici e cinematografiche che peccano però di contesto. In primo luogo perché i due sono cugini, e quella è una linea che la Marvel non supera a cuor leggero (con l’eccezione della distopia di Old Man Logan in cui i due danno origine a una folle stirpe). Ovviamente il pruriginoso desiderio erotico è chiaramente enfatizzato dai disegni con furbizia.

Da sempre gli autori insistono su un parallelo tra la brutalità comunicata dai vestiti strappati di Hulk alle forme incontenibili di una “donna esplosiva” che non riesce a nascondersi sotto la stretta eleganza da avvocato. Sensational She-Hulk era una testata che forzava i limiti, cercava nuovi spazi all’interno delle limitazioni dell’Authority, anche prendendosi gioco esplicitamente del suo bigottismo. 

Il corpo di She-Hulk era quindi uno strumento ben più complesso di quello descritto da Goyer. Un oggetto (perché sì, veniva oggettificata) che serviva per fare una piccola rivoluzione nel fumetto mainstream. Era molto di più di un semplice strumento per aumentare le vendite, gestito con più attenzione di quello che è il ricordo comune. Peter David diede a Hulk l’intelligenza dopo anni di storie di pura rabbia. L’avvocato Walters possiede invece una spiccata ironia che accompagna il suo lato più selvaggio. Un’intelligenza che contrasta con l’oggettificazione della sua immagine. Lei si rende conto, può interagire, addirittura parla ai lettori invitandoli a comprare l’albo (altrimenti avrebbe strappato gli albi degli X-Men). Quindi è poco vittima, molto parte del gioco.

Le origini di She-Hulk

She-Hulk nasce da Stan Lee e John Buscema sulla cresta dell’onda della serie TV L’Incredibile Hulk con Lou Ferrigno. Fu creata per un motivo molto pratico: avevano bisogno di creare una controparte femminile prima che potesse venire ideata nella serie, garantendo così alla Marvel i diritti di sfruttamento del nuovo personaggio. 

Il corpo del gigante di giada era quello di un culturista. La mostruosità delle origini, derivata da Frankenstein e dal Dr. Jekyll e Mr. Hyde, era ormai un ricordo lontano. Idolo dei bambini, Hulk era il supereroe verde e muscoloso, il più muscoloso e forte di tutti. Così per traslazione anche il corpo di She-Hulk non è diventato spaventoso bensì il più femminile possibile. Bello e impossibile, vitruviano e quindi mostruoso perché quasi deforme. Gambe lunghissime e muscolose, seno prosperoso, capelli selvaggi e abiti aderenti insieme a un colore verde alieno. 

Con il tempo ha guadagnato profondità. Come rilevato nel podcast Storie di fumetti e cinema, gli autori che si sono succeduti sul personaggio hanno gradualmente mostrato come il suo nuovo fisico fosse diventato per lei una corazza. Jennifer infatti può scegliere inizialmente, può essere una donna qualsiasi o una super. Può avere forme comuni e nascondersi tra la folla o intimorire gli uomini con la sua forza. Sono due aspetti di una stessa personalità, senza una scissione netta come accade per Banner: il nerd che diventa il bullo. 

She-Hulk

Bellezza e sicurezza

Nella prospettiva femminile, Jennifer Walters sa di essere un sogno erotico proibito, e in verde, dei supereroi. Il metafumetto le dà consapevolezza di essere oggetto di exploitation e pertanto lo gira a suo favore. Va a letto con chi vuole, distrugge intere stanze in attimi di passione ultraumana. Diventa però sempre più difficile ritornare alla fragilità originaria, all’identità di avvocato dalla pelle bianca e dalla statura minuta. Così resta intrappolata nella sua trasformazione come un processo inconscio di protezione. Non sarà semplice superarlo.

Così la storia del corpo di She-Hulk è parte inscindibile di quella generale del personaggio. I Marvel Studios lo sanno, tanto da aver reso (pur restando nelle maglie della family friendly Disney Plus) la supereroina carica di una fisicità esplicita. Si parla di vestiti, di tessuti elastici, di accettazione del proprio nuovo aspetto.

Nella serie Jennifer Walters ha desideri. Vive in un mondo dove si fa sesso (rarissimo per i supereroi). Gode nell’apprendere un po’ di gossip (la verginità di Steve Rogers) e vuole apparire bene, guarda i vestiti degli altri, si interroga sul suo aspetto, ha Tinder. Quello sguardo verso gli spettatori che le permette di raccontare la sua storia, fa sì che la serie l’origine di una avvocata-guerriera raccontata attraverso due corpi.

Così la vecchia She-Hulk degli anni ’80 è particolarmente sovrapponibile a quella del 2022. Cambiano i linguaggi, ma non cambia la sostanza: i cattivi vengono sconfitti nello stesso modo, ieri e oggi. Come allo stesso modo una donna in carriera è costretta a scegliere il proprio sé più duro, la corazza plasmata secondo canoni che compiacciono lo sguardo maschile, per potersi affermare in una società ugualmente dominata dagli uomini.

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