Non proviamo nemmeno a nasconderlo: il finale de Il Trono di Spade non è certo tra le conclusioni più apprezzate dal grande pubblico. Questo perché alcune sottotrame vengono risolte in modo sbrigativo, andando contro quanto desiderato dal fandom negli otto anni che hanno condotto a questa ottava stagione. Nonostante ciò, David Benioff e D. B. Weiss sono riusciti a dare vita a un prodotto spettacolare, in grado di stabilire nuovi standard qualitativi, soprattutto sotto il profilo tecnico.

Non siamo qui oggi per convincervi della bontà dell’ultima stagione della trasposizione delle Cronache del ghiaccio e del fuoco. Siamo qui perché, a partire da oggi, House of the Dragon è ufficialmente tra noi. Per chi ancora non lo sapesse, stiamo parlando della nuova serie ideata da Ryan Condal e dallo stesso George R. R. Martin, incentrata sulla casata Targaryen. Noi abbiamo già visto i primi episodi, che hanno saputo lasciarci a bocca aperta. Se non sapete ancora cosa aspettarvi e cercate un articolo privo di qualsiasi spoiler, vi invitiamo a recuperare il nostro speciale appositamente realizzato. Per la recensione di ogni singolo episodio, invece, vi diamo appuntamento di settimana in settimana, a poche ore dalla release della puntata.

Coloro che ci seguono da tempo conoscono già la nostra serie di articoli intitolati “Road to House of the Dragon”. Articoli pensati per evidenziare i tre principali punti di forza di ogni stagione de Il Trono di Spade, trovati durante il nostro ennesimo rewatch in preparazione del nuovo show disponibile da oggi su Sky e NOW. Siete curiosi di scoprire quali sono gli elementi che più abbiamo gradito della tanto detestata ottava stagione? Non dovete far altro che continuare a leggere.

LA LUNGA NOTTE

Durante la nostra prima visione del terzo episodio (La lunga notte) rimanemmo perplessi dai toni bui della puntata. Toni che rendevano alcune scene quasi incomprensibili, nonostante il pathos trasmesso dalla storia. Ebbene, aver cambiato televisore negli ultimi anni ci ha permesso anche di godere appieno di questa ora e un quarto (circa) di azione a tinte horror. Siamo rimasti ammaliati dalle atmosfere, dalla tensione trasmessa e dalle numerose scene epiche che continuano ad alternarsi. Il tutto culmina inoltre con una sequenza finale dove la colonna sonora spicca su tutto il resto. Magistrale.

L’assenza dell’aspettativa maturata negli anni e il ricordo annacquato dell’episodio ci hanno permesso di godere de La lunga notte come mai prima d’ora. Una puntata che lascia trasparire il profumo da “gran finale”, il tutto con una messa in scena tanto esaltante quanto furba. Esaltante quando decide di mostrare i vari momenti action. Furba quando decide di non farlo e trova un modo per non farceli mancare.

Il Trono di Spade Road to House of the Dragon

LA FINE DI TUTTO

Diciamolo: Il Trono di Spade ha contato molto per le vite di tutti noi (o, quantomeno, per chi vi sta scrivendo). Possiamo non essere d’accordo su alcune svolte nel finale, ma è incredibile quanto costruito dagli autori di HBO. È travolgente la quantità di personaggi e di situazioni che, passando per otto stagioni, confluiscono in queste ultime sei puntate. Ogni singolo elemento della narrazione viene risolto, lasciando anche spazio a possibili spin-off futuri, compreso quello già annunciato dedicato a Jon Snow.

A colpi di puntate dalla durata vicina all’ora e mezza, Benioff e Weiss hanno tirato i loro fili, riuscendo a valorizzare persino personaggi come Theon Greyjoy. Per non parlare della svolta di Daenerys Targaryen, che ha inizio nella quarta puntata (Gli ultimi Stark) e che sboccia nella quinta (Le campane). Proprio in quest’ultima puntata troviamo un altro dei momenti topici dello show, con la Madre dei Draghi che attacca Approdo del Re, dimostrando diverse somiglianze con il carattere del proprio padre. 

Quello che vogliamo dire, quindi, è come lo show riesca comunque a sorprendere, nonostante lo faccia in modo nettamente meno coinvolgente che in passato.

Il Trono di Spade Road to House of the Dragon

L’IMPORTANZA DI STARE AL PROPRIO POSTO

Questo terzo punto non riguarda prettamente la serie, ma tutto quello che la circonda. Questo perché il pubblico, amareggiato da alcune scelte narrative, ha ben pensato di farsi sentire sul web. Petizioni per riscrivere lo show, minacce agli autori e tutte quegli interventi che prendono il tutto un po’ troppo sul serio, dimenticando l’umanità che dovrebbe accompagnare ogni singola opinione.

Ma è proprio di questa opinione che vogliamo parlare: noi fruitori non siamo coloro che hanno scritto lo show. Non siamo coloro che possono decidere di far girare nuovamente il finale, magari perché il nostro personaggio preferito non è fidanzato con la ragazza che ci piaceva. Noi siamo fruitori e, come tali, dobbiamo accettare quello che ci viene dato. Può piacere o non piacere, ci mancherebbe altro, ma la questione finisce lì. In un mondo dove il pubblico può decidere di cambiare il design alla versione cinematografica di Sonic (un’azione a fin di bene, ma che crea un precedente) è bello poter godere di qualcosa specificatamente voluto dagli autori e in grado di creare tanta discussione come Il Trono di Spade.

Siete liberissimi di aver odiato ogni singolo minuto di questa ottava stagione, esattamente come lo siamo noi di aver apprezzato alcuni sviluppi dei personaggi e di esserci emozionati nelle sequenze finali dello show. Dopotutto, come ci insegnano le mamme da una vita intera, “non è bello ciò che è bello, ma è bello ciò che piace”.

E voi che ne pensate? Avete odiato l’ottava stagione de Il Trono di Spade, oppure fate parte di quella minoranza silenziosa che, in fondo, si è anche divertita. Fatecelo sapere con un commento qui sotto o, se preferite, attraverso le pagine social di BadTaste.it. E vi aspettiamo nei prossimi giorni per parlare insieme di House of the Dragon!