Il docufilm “Chi scriverà la nostra storia”, diretto della regista Roberta Grossman e prodotto da Nancy Spielberg, racconta la storia inedita dell’archivio segreto del ghetto di Varsavia ed è stato presentato come evento speciale all’ultima Festa del Cinema di Roma.

La pellicola sarà nei cinema d’Italia da domenica 27 gennaio per la ricorrenza della Giornata della Memoria distribuito da Wanted Cinema e Feltrinelli Real Cinema.

Nella parte superiore di questa pagina potete trovare un estratto in anteprima esclusiva, mentre, a seguire, le note di produzione.

Quale parte della storia diventa racconto ufficiale? I racconti di chi eleviamo a “verità” e quali invece vengono ignorati o addirittura sepolti? Che cos’è reale e che cos’è falso? Nel 2018, sono queste le domande più importanti. Lo erano anche per un coraggioso gruppo di combattenti della resistenza imprigionati nel ghetto di Varsavia durante la Seconda guerra mondiale. Quando sono venuta a conoscenza di questo gruppo segreto di giornalisti, studiosi e storici, ho capito che avrei dovuto fare un film su di loro. La loro storia, catturata in Who Will Write Our History è, secondo me, la più importante storia sconosciuta dell’Olocausto.

Creato e guidato dallo storico polacco Emanuel Ringelblum, l’Oyneg Shabes era un’organizzazione di oltre 60 persone impegnate nella resistenza spirituale contro i nazisti, che combatté l’odio, le bugie e la propaganda con carta e penna. Hanno scritto e commissionato diari, saggi, storielle, poesie e canzoni. Hanno anche raccolto qualsiasi oggetto avrebbe potuto aiutare i futuri storici a raccontare quanto accaduto nel Ghetto dal punto di vista ebraico. Alla vigilia dell’insurrezione del ghetto di Varsavia, i membri di Oyneg Shabes hanno sepolto 60.000 pagine di documenti nella speranza che l’archivio sopravvivesse a loro, per “urlare la verità al mondo”.

L’importanza di questa storia ha attirato verso il progetto persone di notevole talento. Innanzitutto, lo storico Samuel D. Kassow, il cui libro Who Will Write Our History? descrive nei dettagli la creazione dell’archivio segreto del Ghetto di Varsavia. Sin dall’inizio, Sam è stato il mio consigliere e partner. Si è quindi aggiunta Nancy Spielberg con cui frequentemente collaboro, che ha nel suo DNA un magistrale istinto per la narrazione. Studiosi di fama mondiale in Polonia, Stati Uniti e Israele hanno fornito consigli sulla sceneggiatura. L’attrice Joan Allen, nominata tre volte agli oscar, e Adrien Brody, vincitore di un oscar, hanno prestato la loro voce ai due protagonisti del film. Il documentario è una co-produzione tra la statunitense Katahdin Productions e la società polacca Match&Spark, che ha coinvolto attori, scenografi e troupe per cinque settimane di riprese in Polonia.

Allo scopo di rendere la sceneggiatura storicamente precisa, il team addetto alle scenografie ha lavorato sei mesi con gli studiosi prima di iniziare le riprese. Questo processo ha fatto sì che ogni penna, laccio da scarpe e colore delle pareti fosse perfetto per l’epoca. Le parole pronunciate nel film dagli attori provengono direttamente dalla trascrizione dell’archivio Oyneg Shabes e/o, nel caso della narratrice del film, Rachel Auerbach, dai suoi scritti del dopoguerra. Come succedeva alle persone reali dell’epoca, nel film gli attori passano liberamente dalla lingua yiddish a quella polacca.

Nel tentativo di evitare qualsiasi elemento che avrebbe potuto ingannare il pubblico, nel film in talune circostanze gli attori vengono ripresi su un fondale green screen con filmati d’archivio. Qui, l’obiettivo è quello di far rivivere il passato, contemperandolo con gli elevati standard di veridicità di un documentario. Per raggiungere questo obiettivo, abbiamo unito riprese d’archivio e teatrali, attingendo dagli strumenti della narrazione drammatica. Pur essendo pienamente consapevole della complessità di queste tecniche, ho optato per questi strumenti visivi perché Who Will Write Our History racconta la storia di un luogo che non esiste più (il ghetto di Varsavia), di persone morte da tempo e di un periodo storico registrato soprattutto su pellicola in bianco e nero e principalmente da fotografi e cameraman della propaganda nazista. Voglio che la gente non soltanto impari qualcosa dal film, ma anche che sia coinvolta e resti profondamente commossa.

Nel 1999, tre collezioni di documenti provenienti dalla Polonia sono state inserite nel Registro della Memoria del Mondo dell’UNESCO: i capolavori di Chopin, le opere scientifiche di Copernico e l’Archivio di

Oyneg Shabes. Gli storici concordano sul fatto che quest’ultimo è la più ricca fonte di racconti di testimoni oculari sopravvissuti all’Olocausto. Nonostante la sua importanza, l’archivio rimane per lo più sconosciuto al di fuori degli ambienti accademici. La mia speranza è che Who Will Write Our History cambierà tutto ciò nel modo in cui solo un film può fare, rendendo la storia accessibile a milioni di persone in tutto il mondo.

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