Potete trovare il filmato direttamente qua sopra.
A dicembre dello scorso anno, abbiamo pubblicato uno speciale dedicato proprio ai 20 anni de Il Gigante di Ferro.
Ecco un estratto:
Sarebbe stato più semplice fare di questo film un racconto di elaborazione di un lutto (c’era una versione, proprio quella iniziale di Bird, in cui alla fine il gigante muore) invece il film prende il tema e l’idea da un’altra angolatura, non da quella della vittima o delle potenziali vittime, né da quella del carnefice, ma da quella dello strumento. È un tratto, anche questo, che mette Brad Bird in diretta connessione con la Pixar per la quale sono gli oggetti e in un senso più sofisticato le tecnologie, il veicolo migliore per raccontare noi. Sono i giocattoli, le auto, i robot a mostrarsi sempre più empatici e umani degli umani. Questi temi sono oggi abusati da tutto, cioè l’uso di tutto ciò che non è umano e che si dimostra migliore degli umani è una regola. Allora no. Non a caso quindi Bird era stato cacciato dalla Disney per le sue lamentele e nel suo primo film per il cinema non avrebbe di certo lesinato in novità. Era (ed è ) un cagnaccio del lavoro, instancabile abbonato agli straordinari.
Potete leggerlo integralmente in questa pagina.
Ecco la sinossi del film animato:
Un enorme robot piomba dallo spazio più remoto sulla Terra e segue fino a casa un ragazzino di dieci anni, Hogarth Hughes. Il giovane Hogarth ha un nuovo grande amico ma anche un grande problema: come tenere nascosto un segreto alto quindici metri?…
Il film, diretto da Brad Bird (Gli Incredibili, Tomorrowland) è approdato nelle sale nel 1999.
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