Dopo la vittoria di Elio Germano dell’Orso d’Argento per la migliore interpretazione maschile alla Berlinale, il produttore di Carlo Degli Esposti aveva confermato di voler fissare l’uscita di Volevo Nascondermi già per questa settimana, nonostante la crisi del Coronavirus costringerà a tenere chiusi i cinema in diverse regioni fino all’8 marzo compreso.

Ieri sera il regista Giorgio Diritti e il protagonista Elio Germano hanno confermato ufficialmente questa decisione intervenendo a Che tempo che fa su Rai 1. Come potete vedere qui sopra, Diritti ha promesso che la pellicola arriverà nelle sale aperte il 4 marzo: una scommessa, ma anche un segnale importante di sostegno nei confronti dell’esercizio cinematografico. La speranza, ovviamente, è che gli spettatori delle regioni non sottoposte a limitazioni vadano al cinema.

Questa la sinossi ufficiale del film:

Volevo nascondermi…ero un uomo emarginato, un bambino solo, un matto da manicomio, ma volevo essere amato. 

Toni, figlio di una emigrante italiana, respinto in Italia dalla Svizzera dove ha trascorso un’infanzia e un’adolescenza difficili, vive per anni in una capanna sul fiume senza mai cedere alla solitudine, al freddo e alla fame.

L’incontro con lo scultore Renato Marino Mazzacurati è l’occasione per riavvicinarsi alla pittura, è l’inizio di un riscatto in cui sente che l’arte è l’unico tramite per costruire la sua identità, la vera possibilità di farsi riconoscere e amare dal mondo. “El Tudesc”, come lo chiama la gente, è un uomo solo, rachitico, brutto, sovente deriso e umiliato, diventa il pittore immaginifico che dipinge il suo mondo fantastico di tigri, gorilla e giaguari, stando sulla sponda del Po.

Sopraffatto da un regime che vuole “nascondere” i diversi e vittima delle sue angosce, viene richiuso in manicomio. Anche lì in breve riprende a dipingere. Più di tutti, Toni dipinge se stesso, come a confermare il suo desiderio di esistere al di là dei tanti rifiuti subiti fin dall’infanzia.

L’uscita dall’Ospedale psichiatrico è il punto di svolta per un riscatto e un riconoscimento pubblico del suo talento. La fama gli consente di ostentare un raggiunto benessere e aprire il suo sguardo alla vita e ai sentimenti che sempre aveva represso. Le sue opere si rivelano nel tempo un dono per l’intera collettività, il dono della sua diversità.

Quella di Ligabue è una “favola” in cui emerge la ricchezza della diversità e le sue opere si rivelano nel tempo un dono per l’intera collettività.

Cosa ne pensate? Ditecelo nei commenti o sul forum!

 

Classifiche consigliate