Mark Twain diceva che nella vita due cose sono certe, la morte e le tasse; per i nintendari di stretta osservanza c’era pure un altro confine insuperabile: mai e poi mai un platform con protagonista Super Mario sarebbe apparso su una piattaforma non progettata e prodotta da Nintendo. Per trent’anni questa regola non scritta, ma più volte ribadita da Miyamoto, Iwata e soci, ha garantito all’azienda di Kyoto una schiera di fedelissimi animati da un fervore quasi religioso. Certo, le console della grande N potevano essere meno potenti della concorrenza, senza un’infrastruttura online decente e pressoché prive di giochi in uscita per mesi e mesi ma, ehi, c’era Super Mario! Super Mario era il meglio e, dunque, valeva la pena tenere sul mobile del soggiorno una console pressoché inutile solo per attendere l’ennesimo capolavoro con protagonista l’idraulico italiano (e magari pure un nuovo The Legend of Zelda).

Escludendo un dimenticato e dimenticabile remake del primissimo Super...