Articolo a cura di Lorenzo “Kobe” Fazio

Ambizioso e rischioso. Non esistono altri aggettivi per descrivere il più brevemente possibile l’ultimo progetto di Monolith Productions che, sin dalla prima volta che si è mostrato al pubblico durante lo scorso E3, ha suscitato sensazioni ambivalenti nell’audience. La Terra di Mezzo: L’Ombra di Mordor regala tante speranze, almeno quante sono le preoccupazioni che desta nei cuori dei fan dell’opera di Tolkien. Sin dalla presentazione ha dato l’impressione di avere del potenziale di potersi imporre come una piacevole sorpresa, una boccata d’ossigeno per questa nuova generazione di console che solo recentemente ha trovato, in Destiny, un reale motivo di vanto. Al tempo stesso tuttavia, toccando determinate tematiche, ambientandosi in un periodo storico mai trattato dalla mitologia tolkeniana, quello tra Lo Hobbit e Il Signore Degli Anelli, si è attirato tutta una serie di perplessità e sguardi scettici.

Il pericolo di scatenare l’ira dei fan, nel caso di un eventuale trattamento inadeguato del brand, è quanto mai reale, tangibile: tanto più alla luce degli ultimi dettagli rivelati.

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Nella splendida cornice della Sala dei Pilastri, situata nelle segrete del Castello Sforzesco di Milano, Warner Bros. ci ha concesso di testare in prima persona una corposa demo dell’avventura che avrà come protagonista Talion: guardiano del Cancello Nero, brutalmente assassinato, insieme a tutta la sua famiglia, da un’orda di orchi al soldo del redivivo Sauron.

Mentre l’Oscuro Signore organizza il suo ritorno in pompa magna e buona parte della Terra di Mezzo è ancora ignara dell’ascesa del Male, il Ranger torna miracolosamente in vita grazie al portentoso intervento di un antico spirito: il prezzo da pagare sarà permettere all’anima di coabitare nel suo corpo, per unire gli sforzi nel comune obiettivo di vendicarsi dei torti subiti.

Già, perché il fino a qui anonimo e misterioso fantasma, altri non è che Celebrimbor: il fabbro, raggirato e poi ucciso da Sauron, che forgiò gli Anelli del Potere; un personaggio tutt’altro che secondario nell’economia dell’opera di Tolkien che, giocoforza, verrà coinvolto in una trama dall’esito parzialmente già anticipato. Difficile prevedere il più classico degli happy ending, quando sappiamo bene che sarà necessario l’intervento della Compagnia dell’Anello per riportare la pace nella Terra di Mezzo.

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Un intreccio narrativo dalla delicata gestione, che fortunatamente ha goduto delle cure di un esperto del mestiere: Christian Cantamessa, noto al grande pubblico per aver scritto la sceneggiatura di quel capolavoro che risponde al nome di Red Dead Redemption. Il curriculum però non basta visti i numerosi interrogativi che, a questo punto, sommergeranno i fan della saga. Come sarà impostato il rapporto simbiotico tra Talion e Celebrimbor? Il duo avrà uno spessore sufficiente per reggere un plot che si pone tali obiettivi? Saranno rivelati sufficienti retroscena dell’ascesa di Sauron e della progressiva trasformazione di Mordor da terra verdeggiante a inferno di fuoco e lava? Quesiti di una certa portata a cui troveremo risposta solo in sede di recensione. Per ora, al di là delle incertezze, ci abbandoniamo alla piacevole certezza di un videogioco che, in un modo o nell’altro, vuole ulteriormente ampliare il mondo immaginifico di Tolkien prendendosi qualche rischio.

Anche dal punto di vista del gameplay non mancano atti di puro coraggio. Si fa presto a bollarlo come un Assassin’s Creed, a cui è stato “montato” il bestiario tokleniano e il combat system di Batman: Arkham Asylum: la realtà è lievemente diversa. E’ vero che si passa una gran parte del tempo arrampicandosi su qualcosa, eppure il feeling è differente.

Molto si baserà sul Nemesis System: un menù in cui è possibile studiare la gerarchia militare degli Orchi, individuare i diversi rapporti che intercorrono tra gli ufficiali e adattare le proprie strategie per eliminarli, o assoggettarli grazie ai poteri di possessione di Celebrimbor, uno dopo l’altro.

Quando non si tratterà di svolgere le missioni utili per far progredire la main quest, il Ranger potrà vagare per le lande di Mordor a caccia del suo prossimo obiettivo: solo interrogando i sottoposti si potranno conoscere le esatte ubicazioni e i punti deboli dei bracci destri di Sauron. Non solo: le gerarchie degli orchi, ancora relativamente liberi dal tirannico giogo dell’Oscuro Signore, sono talmente liquide che a console spenta (e dopo ogni game over) ci saranno continui avvicendamenti, lotte interne e brutali assassini.

In questo contesto estremamente volatile, voi dovrete necessariamente sfruttare a vostro vantaggio le scaramucce intestine, visto che uno dei cardini del gioco è l’elevato livello di difficoltà. Arrampicarsi non è solo un vezzo degli sviluppatori, desiderosi di seguire il trend avviato dall’IP di Ubisoft. Spesso, solo mantenendo un profilo basso si potrà bypassare il corposo e fortissimo manipolo di guardie al soldo del generale di turno.

Quando proprio non si può evitare lo scontro, si apprezzano le doti di agile e abile spadaccino del nostro. Talion possiede un buon numero di mosse corpo a corpo e, come se non bastasse, l’arco in possesso di Celebrimbor gli permette di colpire dalla distanza gli orchi o innescare potenti esplosioni sfruttando specifici elementi dello scenario. Come in Batman: Arkham Asylum (da qui le analogie con il titolo di Rocksteady), se con un pulsante si attacca, con un altro si attiva il contrattacco. La differenza, e maggior difficoltà, si insinua nella particolarità che ogni tipologia di nemico affrontato prevede una specifica combo di pulsanti per vanificarne l’offensiva: contro un orco dotato di scudo non basterà una normale parata per restituire al mittente il colpo.

Il risultato è un gameplay estremamente fluido, nelle fasi di arrampicata, strategico, in quelle stealth, complesso, quando si tratterà di darsele di santa ragione.

Non manca molto al giorno in cui vi daremo il nostro definitivo parere su L’Ombra di Mordor. Se difficilmente il titolo impressionerà per il suo comparto grafico, comunque apprezzabile e ancorato ai 30 fps, siamo molto curiosi di vedere se il Nemesis System può reggere sul lungo periodo e di come Christian Cantamessa ha sviluppato l’intero arco narrativo. L’evento di Warner Bros. presso il Castello Sforzesco ci ha restituito buone impressioni. Speriamo di non restare delusi.