Sia apertamente con i joypad impugnati che più sommessamente attraverso i meccanismi di avanzamento Real Steel è un film videoludico al 100%…

Senza calcare troppo la mano e senza sottolineature estreme Real Steel utilizza la messa in scena dei picchiaduro per realizzare le sequenze di boxe tra robot che stanno al centro del film. C’è infatti nel film un doppio livello di lettura in questo senso. La metafora del videogioco è esplicita, i personaggi utilizzano una forma molto elaborata di joypad che somiglia ad un tablet (ovvero Nintendo Wii U) per comandare i robot che combattono uno contro uno dopo il caratteristico “FIGHT”, ma ancora più determinante è il modo in cui viene conseguita la vittoria che rimanda alla tradizione videoludica.

Il teaser poster di Real SteelShawn Levy si preoccupa da subito di “giustificare” la messa in scena presa dalla videoludica: gli incontri sono a tutti gli effetti una forma futuristica ed elaborata di videogioco, un videogame evoluto in cui si manovrano avatar reali e che quindi perde la sua componente immateriale per diventare di vero acciaio.

Eppure il concetto di una persona che ne comanda un’altra o che comanda un oggetto attraverso il quale compie le proprie gesta (un’astronave, un robot, una macchina a distanza ecc. ecc.) esiste da tempo al cinema, anche da prima dei videogiochi. Nessuno in passato si era sentito in dovere di accostare il comando a distanza alla videoludica, perchè gli preesiste.

La componente che pone le scene di Real Steel vicine al modo di raccontare dei videogiochi non è tanto il fatto che ci sia un joypad, quanto che ci sia apprendimento attraverso la sconfitta ripetuta.

 

 

 

Nei primi combattimenti Max Kenton fallisce, le prende e reagisce, impara i punti deboli dell’avversario e li sfrutta. Talmente tanto che anche nel finale, quando sarà il momento di incontrare il più pericoloso degli avversari, la modalità fail&retry si ripeterà seguendo lo schema tipico dei videogiochi.

Mentre in Rocky (archetipo di tutto il cinema di combattimento moderno e in gran parte anche di Real Steel) la vittoria finale è raggiunta con la forza di volontà, qui la vittoria giunge individuando i punti deboli ricorsivi, ovvero studiando il movimento e trovando il punto in cui periodicamente è possibile attaccare. Come accade nei videogiochi.

Ancora di più Real Steel salta l’ostacolo definitivo e mette (volontariamente o meno) in scena la transizione attuale che sta attraversando il mondo videoludico. Se infatti i videogiochi (Wii, Move, Kinect e quelli per tablet) sono sempre più centrati sul “gesto” invece che sulla pressione di pulsanti, anche il film supera la mediazione del joypad nel momento in cui, rottosi il comando a distanza del robot, questo viene operato attraverso i gesti di Hugh Jackman (ex pugile nella trama) con la “modalità ombra”, una funzione dell’automa per la quale esso ripete qualsiasi gesto faccia il suo padrone.