Il nostro tributo a uno dei giochi più importanti della storia…

In questi giorni di euforia da nuove console e uscite altisonanti, c’é un anniversario che, per quanto importante, rischia di passare in secondo piano. In questi giorni  Half Life ha compiuto quindici anni. Ebbene si, il capistipite degli FPS narrativi, uno dei giochi più importanti di tutti i tempi nonché latore delle fortune di Gabe Newell e Valve uscì nei negozi americani il 19 novembre 1998.

Il resto, come si suol dire, è storia.

Spiegare, oggi, l’importanza di Half Life è decisamente complesso: gli sparatutto story driven, l’uso della prima persona come strumento emozionale e la commistione fra sparatutto, avventura e risoluzione di enigmi è diventata una costante del gaming moderno. Nel 1998, però, niente di tutto questo esisteva: certo, c’erano i vari generi, c’era Quake e c’erano le avventure grafiche ma mai nessuno aveva provato a unire tante suggestioni diverse. Qualcuno forse ricorderà System Shock e gli altri grandi esperimenti di Looking Glass (lo studio fondato da Warren Spector nei primi anni ‘90), tuttavia sarà solo con Half Life che il lungo processo di maturazione degli FPS giungerà a compimento.

Complesso, impegnativo e dotato di una trama che – in modo geniale – risponde a pochissime delle domande che ci propone, il gioco di Gabe Newell, oltre ad essere un enorme successo commerciale ha rappresentato un vero e proprio punto di svolta per pubblico e critica: anche le testate di allora, estremamente compartimentate per settori e generi, hanno dovuto accettare una ridefinizione totale dei parametri su cui i giochi venivano valutati un tempo. Half Life ha rappresentato, al contempo, l’apice e la fine del gaming tradizionale e ha aperto le porte al futuro. Senza il gioco di Valve oggi non avremmo Call of Duty o Bioshock, ma neppure opere solo apparentemente diverse, come Mirror’s Edge o Far Cry.

Fra i tanti meriti da riconoscere ad Half Life, secondo chi scrive, il principale è rappresentato dalla narrazione “ambientale”: Valve ha dimostrato che non servono dialoghi verbosi, cut scenes o infiniti testi da leggere per raccontare una storia utilizzando il medium videogioco. Durante la sua avventura Gordon Freeman non apre mai bocca e, in molti casi, le evoluzioni della trama si vivono da lontano, spesso assistendo a scene da dietro una porta, mentre alcuni personaggi emblematici come il G – Man hanno lasciato un segno inscalfibile nell’empireo dei videogiochi.

Dopo Half Life, Valve ha avuto la capacità di ripetersi e migliorarsi con un sequel che in pochi credevano possibile: Half Life 2 non solo recupera tutti i pregi del gioco precedente, ma ne aggiorna le dinamiche creando lo straordinario motore tecnico Source. Ma questa è un altra storia, una storia non ancora scritta del tutto, dato che i giocatori attendono ormai da anni un cenno da Gabe Newell, sperando che prima o poi proponga al mondo il terzo capitolo della saga.

Buon compleanno ad Half Life, dunque, nel frattempo teniamo in caldo il nostro piede di porco. Non si sa mai.