Nonostante il passare degli anni, personaggi come Alan Wake hanno la straordinaria capacità di rimanere impressi nel cuore delle persone talmente a fondo da superare qualsiasi salto generazionale. Se il comparto narrativo è certamente una delle prime cose all’interno di un titolo a non venire intaccato dallo scorrere del tempo, non sono da meno il carisma del suo protagonista e l’interpretazione offerta dall’attore/doppiatore di turno. È con grande piacere, quindi, che abbiamo l’onore di ospitare Alessandro Zurla sulle pagine di BadTaste.it!

 

 

Come sapranno in molti, Alessandro non è solamente la voce dello scrittore ideato da Remedy Entertainment, ma vanta la propria partecipazione a una vastissima schiera di produzioni. Volendo uscire dal mondo videoludico, non possiamo non citare Whis in Dragon Ball Super, Fiore nella serie tv The Preacher, ma anche Kakuzu in Naruto e Shin Hyuga in Code Geass. Per quanto riguarda il mercato dei videogames, invece, troviamo il già citato Alan Wake, Stefano Valentini in The Evil Within 2, Dempsey di Call of Duty Zombies, Kung Lao negli ultimi Mortal Kombat e, ultimo, ma non ultimo, Owen Moore in The Last of Us Parte II.

 

Ciao, Alessandro! Grazie per aver accettato di partecipare a questa nuova intervista e benvenuto su BadTaste!

Grazie a voi! Per me è un vero piacere!

 

Partiamo con quella che, ormai, sembra essere la domanda di rito per ogni primo contatto con un doppiatore. Cosa ti ha spinto a intraprendere questa strada? Come molti tuoi colleghi sei partito dal teatro, per passare in un secondo momento a dar voce ai personaggi del piccolo e del grande schermo?

Dunque, sì e no. Nel senso che sì, ho iniziato studiando teatro a Bologna per acquisire gli strumenti di recitazione fondamentali, partecipando anche ad alcuni spettacoli dal vivo, ma in realtà il mio fine ultimo è sempre stato quello di doppiare. Qualche anno fa ho ripreso a studiare e a fare teatro insieme a Michael Rodgers, un insegnante fantastico, ma il fascino che esercita su di me l’idea di creare dei veri e propri mondi immaginari utilizzando solo la voce è un qualcosa di assolutamente irresistibile (senza contare che soffro di una discreta ansia da palcoscenico). Poter lavorare al buio in sala di incisione, in un ambiente in un certo senso protetto, e diventare un tutt’uno con quello che vedo sullo schermo o che semplicemente immagino nella mia mente è una dimensione che mi è congeniale.

 

Come abbiamo già avuto occasione di segnalare in apertura di questo articolo, possiamo trovare la tua voce in moltissime produzioni degli ultimi anni. Nonostante ciò, sembra proprio che Alan Wake ti sia rimasto cucito addosso, risultando uno dei personaggi più riconducibili alla tua persona. Che ne pensi di questa cosa? Qual è il tuo rapporto con lo scrittore romanzi gialli? Sei felice che il pubblico sia rimasto tanto affezionato alla tua interpretazione di Alan?

Alan Wake è stato un personaggio speciale per me perché è stato il primo progetto grosso che mi sia stato affidato in qualità di protagonista. Parliamo ormai di ben dieci (sigh!) anni fa! È stata un’esperienza che mi ha permesso di crescere e ovviamente sono molto contento che la localizzazione italiana sia stata accolta bene. Sicuramente merito in buona parte di Simone Savogin, che l’ha diretta con grande attenzione. Per quanto riguarda il mio rapporto con il personaggio, anche se siamo piuttosto diversi come persone, Alan rispecchia la mia passione per i libri, e la stessa natura meta-narrativa del videogioco mi aveva fatto innamorare al tempo della sua uscita.

 

alan wake

 

Come ben saprai, Alan fa il suo ritorno anche all’interno di Control, l’opera più recente del team finlandese. Purtroppo, però, il titolo non ha potuto vantare una localizzazione audio nella nostra lingua, cosa che non ci ha permesso di tornare a sentire la tua voce sul personaggio. Cosa ne pensi di questa scelta? Sappiamo che stai lavorando a un tuo progetto personale dedicato ad Alan Wake! Ce ne vuoi/puoi parlare?

Certamente mi dispiace, ma del resto era già successo ai tempi di Alan Wake: American Nightmare, che era stato lasciato in lingua originale. Al di là dei motivi prettamente professionali e lavorativi sarei contento di tornare a interpretarlo; sarebbe un’esperienza interessante, un po’ come ritrovare un vecchio amico, dato che nel frattempo sono cambiato sia come attore sia come individuo. A ogni modo, come tu stesso accennavi, essendo il decennale dell’uscita del titolo originale, ho deciso di rendere un mio personale omaggio ad Alan Wake. Ti ho detto che amo creare veri e propri racconti visivi attraverso il solo utilizzo del medium uditivo perciò, a partire dalla sera del 31 ottobre, sul mio piccolissimissimo canale YouTube “Alessandro Zurla” ogni settimana uscirà un capitolo del libro “Alan Wake” di Rick Borroughs. Sarà un vero e proprio radiodramma con un utilizzo, per quanto minimale, di musiche ed effetti sonori, quindi non un semplice audio libro. Io farò quasi tutte le voci, ma ad aiutarmi ci saranno la spumeggiante Chiara Francese e altre due attrici di teatro molto brave, alla loro prima esperienza con questo genere di lavoro: Chiara Leonetti e Valeria Palmitessa. Si tratta di un progetto senza fini di lucro, fatto solo per amore di farlo. Spero di riuscire a mantenere un ritmo costante nelle uscite, ma siccome la mole di lavoro è tanta non posso garantire che non ci saranno rallentamenti. Nel caso abbiate pazienza!

 

Abbandoniamo Remedy Entertainment per passare alla più recente capolavoro targato Naughty Dog: The Last of Us Parte II. All’interno del titolo in eslcusiva per PlayStation 4, tu interpreti Owen Moore, vero e proprio personaggio chiave legato ad Abbie. Come è stato lavorare a un titolo tanto cinematografico? Hai trovato delle differenze importanti nel metodo di registrazione, oppure tutto sommato non ti sei discostato troppo da quanto già sperimentato in passato?

La modalità di lavoro non è stata molto diversa dal solito a parte il fatto che, fortunatamente, siamo riusciti a doppiare tutte le cinematic con i video di riferimento. In un titolo così importante e recitato così bene era davvero necessario avere tutti gli strumenti possibili per restituire la qualità delle interpretazioni originali. Senza fare spoiler, posso dire poi che quando ho visto il gioco sono rimasto spiazzato dal fatto che una delle prime scene di Owen fosse in realtà l’ultima che avevo registrato. Durante i turni eravamo andati più o meno in ordine cronologico rispetto agli eventi (altra cosa insolita), cosa che invece non avviene durante le sezioni di gameplay. Tanto che la mia reazione quando ho visto quella scena è stata: “Ma quindi?”.

 

Entrando nel dettaglio del mondo del doppiaggio, mi trovo costretto a farti una domanda che in molti stanno aspettando. Cosa ne pensi del concetto di “adattamento” di un prodotto estero? Pensi che un testo necessiti di una traduzione letterale e più vicina possibile al materiale originale, oppure che il succitato adattamento sia necessario per una fruizione più comoda da parte del pubblico?

Venendo dal liceo classico la prima cosa che mi viene da dire è che, in linea di principio, una traduzione letterale non è una buona traduzione. Il concetto stesso di adattamento implica che il significato delle frasi d’origine venga “adattato” alla lingua di arrivo, nel nostro caso l’italiano. Vero è, però, che non siamo più in un’epoca in cui si senta la necessità di chiamare Karl Marx “Carlo” o in cui alcune terminologie estere suonino completamente aliene. In questo senso l’evoluzione stessa della società comporta l’opportunità, in alcuni casi doverosa, di restituire quanto più possibile l’anima originale di un’opera, proprio perché si presume che il pubblico sia ora in grado di allargare un po’ di più i propri orizzonti. Ma, ripeto, questo non deve andare a scapito della qualità grammaticale della lingua di arrivo (mi riferisco ad esempio alle continue ripetizioni nei discorsi dei personaggi giapponesi, che per loro sono efficacissime ma che nella nostra lingua suonano stucchevoli e ridondanti). In fondo il doppiaggio ha contribuito non poco a diffondere l’italiano corretto in tutto il paese.

 

The Last of Us Part II

 

Non volendo accendere nuovamente la fiamma della discussione sui social, torniamo a parlare di te! C’è qualche personaggio che hai interpretato al quale sei particolarmente legato?

Per i cartoni il primo che mi viene in mente è Ankokuji, di Mazinger Edition Z – the Impact; era una specie di ispettore Zenigata, se possibile ancora più scemo, che diventava amico di Koji Kabuto. Non solo perché mi divertii molto a essere diretto dal bravo Aldo Stella, ma anche perché confesso che il bambino che è in me ebbe un piccolo brivido di godimento nel momento in cui Ankokuji salì a bordo di Mazinga! Per gli umani invece ho amato molto il personaggio di Ashwin, il coprotagonista del film Sir – Cenerentola a Mumbai. Una commedia romantica recitata benissimo e molto delicata. Anche quella è stata una bella esperienza.

 

Adesso ci provo, ma sono già abbastanza certo della tua risposta. Puoi dirci qualcosa sui tuoi progetti futuri? A cosa stai lavorando? Per semplificarti la vita, ti preparo già una domanda di riserva: c’è un titolo al quale ti piacerebbe prestare la tua voce? Qualcosa di annunciato recentemente per il quale ti auguri di venire contattato?

Di progetti ne ho diversi, di cui uno top secret che dovrebbe partire nelle prossime settimane insieme a un gruppo di artisti provenienti da diversi ambiti lavorativi. Per il resto proseguo con Dantemotivo, la colonna sonora dell’Inferno Dantesco creata dal musicista Michele Bacci su cui io recito i versi del Sommo Poeta. Sono già usciti i primi due cofanetti e abbiamo fatto fatto diverse date live, poi il covid ha un po’ fermato tutto; l’anno prossimo dovremmo uscire con Le Malebolge. Il 31 ottobre comincerà l’avventura del radiodramma di Alan Wake e poi sono in attesa di trovare gli agganci giusti per un piccolo grande sogno che ho nel cassetto. Insomma, mi tengo occupato! Per quanto riguarda i giochi confesso che al momento non saprei cosa scegliere, ma nel caso ce ne fosse in cantiere uno su Dune di Frank Herbert sicuramente mi piacerebbe farne parte (però meglio non dirlo perché l’unica volta che feci una richiesta esplicita in questo senso fu per Gears Of War 2 e venni accontentato, per poi vedere il mio personaggio tagliato dal gioco).

 

Alessandro, siamo ormai arrivati ai saluti finali. Grazie mille per aver partecipato a questa intervista e, da parte di tutto lo staff di BadTaste.it, un grosso “in bocca al lupo” per i tuoi futuri lavori! Speriamo di poter tornare presto a parlare con te!

Grazie a te Luca e a tutta la redazione di BadTaste.it, nonché a quanti hanno avuto la pazienza di leggere fin qui! Un abbraccio e viva il lupo.