Turtle Rock Studios non l’ha mai nascosto: Back 4 Blood è il diretto successore di Left 4 Dead. Un’affermazione che sarebbe potuta sembrare azzardata, ma che, pronunciata dagli stessi autori che hanno dato vita al titolo pubblicato nel 2008, suona quasi scontata.

Passa il tempo e il mercato non è certo intenzionato a rimanere fisso sul posto, spingendo l’industria dei videogiochi a mutare e a creare costantemente nuovi standard. Standard che puntano a venire superati da altri titoli, in un costante loop videoludico che vede gli scaffali riempirsi ogni settimana di nuove opere. Eppure, nonostante questa verità, Left 4 Dead rimane un punto fisso. Un punto dove poter raccogliere tutti gli amanti degli sparatutto in prima persona caratterizzati da un’atmosfera horror.

Ecco che, quindi, la mossa di Turtle Rock diventa sì scontata, ma allo stesso tempo anche molto azzardata. Dopotutto è sempre difficile perfezionare sé stessi, sopratutto quando si ha dato il massimo e si ha raggiunto quella che viene da tutti definita la punta di diamante del genere.

Oggi siamo qui per parlare di Back 4 Blood. Un titolo ambizioso, ma anche dannatamente semplice. Un prodotto ancorato al passato, ma con uno sguardo rivolto al futuro anche nel metodo di pubblicazione. Scoprite insieme a noi se vale la pena caricare il proprio fucile e lanciarsi nel bel mezzo di decine di non morti!

 

 

Narrativamente, Back 4 Blood non ha la benché minima intenzione di stupire il proprio pubblico. La storia vede un gruppo di superstiti tentare di sopravvivere alla mostruosa invasione di un parassita. Questi piccoli vermi, infatti, si infiltrano negli esseri umani, dando loro una non-vita e creando dei veri e propri zombie affamati di carne. Durante le (circa) dieci ore necessarie a portare a termine la campagna principale, succede però una cosa strana: ci si affeziona ai personaggi. Il cast messo in piedi da Turtle Rock Studios è vario e carismatico, dimostrando come il lato più debole della produzione possa comunque mantenere una sua forte dignità.

Il gioco, come già accennato, è un FPS pensato per partite multiplayer, ma l’intera avventura può essere affrontata anche in solitaria. Ammettiamo però di non essere rimasti soddisfatti dall’idea del team di privare gli utenti dei preziosi Punti Rifornimento nel caso si scelga di farsi accompagnare dai bot. Avremmo preferito, piuttosto una gestione del personaggio parallela a quella multigiocatore, da poter coltivare anche nel caso preferissimo affrontare la storia in single player. Nulla di disastroso, sia chiaro, ma si tratta di un’accortezza che avremmo gradito trovare nel titolo.

Per quanto riguarda il gameplay duro e puro, Back 4 Blood è un vero e proprio gioiello. Impeccabile sotto il punto di vista del gunplay, l’opera di Turtle Rock è un concentrato di azione, sangue e frenesia. Attraversare le numerose zone della campagna è estremamente appagante sia dal punto di vista del level design, che da quello della varietà estetica. A queste meccaniche provenienti da Left 4 Dead si aggiunge l’innovativo sviluppo del personaggio tramite le carte.

Il giocatore, infatti, potrà assemblare un mazzo di 15 carte che contribuiranno a migliorare le statistiche e ad aggiungere importanti abilità al proprio alter ego digitale. Completare le missioni fornirà quindi i succitati Punti Rifornimento, che permetteranno di acquistare nuove carte e creare così delle differenti build. È possibile, quindi, dar vita a sopravvissuti specializzati nel corpo a corpo, oppure ad altri pensati per fare da supporto ai compagni di squadra. L’esperienza e la progressione risulta molto appagante, riuscendo a mantenere le mani del pubblico attaccate al pad per ore e ore.

Ogni mappa potrà essere affrontata a diversi gradi di difficoltà, che forniranno mano a mano sempre più punti da spendere nell’hub di gioco. Inutile dire che, insieme ai propri amici, Back 4 Blood diverte moltissimo e crea una bizzarra assuefazione, esattamente come il più volte citato titolo del 2008.

Tecnicamente, Turtle Rock Studios ha dato vita a un prodotto pensato per essere fluido e scalabile. I modelli poligonali dei personaggi ci sono comunque sembrati riusciti e, anche su console di scorsa generazione, il risultato complessivo può dirsi riuscito. Ottimo, invece, il creature design dei mostri, che pesca dalle solite tipologie di avversari, ma riesce a stupire in più occasioni.

Splendida anche la colonna sonora, che mescola tracce adrenaliniche a musiche perfettamente coerenti con i vari momenti di gioco. Stranamente impeccabile il doppiaggio in italiano. Non perché si sia abituati a prodotti meno curati, ma perché è difficile che un titolo così poco focalizzato sulla narrativa decida di investire tanto in questo aspetto. Inutile dire che il risultato ci ha lasciati piacevolmente soddisfatti.

Back 4 Blood

Back 4 Blood è tutto quello che ci aspettavamo e molto di più. Gli sviluppatori sono riusciti a dare vita a un gioco che, pur con le sue (volute) limitazioni, raggiunge e supera la loro precedente opera. Ora resta da vedere se il pubblico deciderà di rimanere legato a questo nuovo titolo, permettendogli di vivere per anni all’interno delle numerose community del web. Un plauso infine ai dev per aver deciso di inserire il proprio lavoro all’interno dell’Xbox Game Pass, permettendo così ad ancora più utenti di avvicinarsi a Back 4 Blood. Insomma: se l’acquisto a prezzo pieno del gioco è consigliato, non scaricarlo dal servizio di Microsoft dovrebbe essere considerato un reato!

VOTO8,5
Tipologia di gioco

Back 4 Blood è uno sparatutto in prima persona caratterizzato da azione frenetica e atmosfere horror.

Come è stato giocato

Il titolo è stato giocato su Xbox Series X attraverso un codice cortesemente concessoci dal publisher italiano.