Omega Force (e quindi Koei Tecmo, compagnia della quale il team di sviluppo è divisione) incontra Nintendo, parte seconda. Hyrule Warriors metteva in scena l’incontro tra le meccaniche di gioco tipiche del musou e l’immaginario della storica serie, con qualche stuzzicante contaminazione a rendere più profondo il legame, ed il tutto funzionava bene, nonostante la produzione non risolvesse, ammesso che siano davvero risolvibili, i soliti problemi del genere, che se basa sul mazzuolare ininterrottamente orde di nemici, cosa che può comprensibilmente arrivare a stancare dopo qualche decina di migliaia di ammazzamenti; Fire Emblem Warriors fa praticamente la stessa cosa, il gameplay lo prende dal musou, l’immaginario dalla sua storia recente, l’amalgama dagli elementi che hanno contraddistinto negli anni la serie di Intelligent Systems, quindi il triangolo delle armi, la morte definitiva dei personaggi (disattivabile) e altro ancora. Funziona meno però.

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