Come per tutti gli altri giochi dello stesso genere, da Minecraft a Terraria, anche in Towncraft bisogna armarsi di fiducia, perseveranza e speranza per superare i primi giorni virtuali, demotivanti e persino noiosi, in cui non si sa con esattezza in cosa adoperarsi, da dove cominciare, come muoversi. Il tutorial, quasi criptico nella sua esigua durata, non aiuta a farsi un’idea chiara di quanto sia concesso al potere interattivo del videogiocatore e quanto, al contrario, esuli dai compiti primari su cui dovrebbe concentrare le sue attenzioni.

L’ampio alone di incertezza e indeterminatezza, parte integrante quando non motore stesso dell’esperienza, fortunatamente si dirada al cospetto dell’obiettivo finale, dichiarato dal titolo stesso del gioco: costruire una città, un borgo, a dire il vero, che elevi l’avatar dal suo iniziale e mortificante status di selvaggio nomade. Si comincia come cominciarono i nostri lontani avi, qualche eone fa: raccogliendo tutto ciò che si riesce, con la sol...