Diciotto anni. Un tempo lunghissimo nella vita di chiunque di noi, un tempo addirittura fuori dalla realtà se lo si considera in rapporto all’industria dei videogiochi. Tanto a lungo si è dovuto attendere per giocare finalmente il sequel spirituale del leggendario Planescape: Torment, perla rara dell’era d’oro dei giochi di ruolo occidentali, un arco temporale in cui videro la luce capolavori assoluti quali Baldur’s Gate, Fallout, Icewind Dale (con relativi sequel). Fu un figlio quasi illegittimo di quello straordinario periodo: un’ambientazione unica e coraggiosissima come il multiverso, ossia quell’insieme di mondi che univa tutte le ambientazioni di AD&D, un’avventura in cui si interagiva con un cast composto da teschi fluttuanti e decisamente logorroici, armature inanimate possedute da spiriti malvagi, viaggiatori dei piani desiderosi di conoscenza, chierici demoniaci senza Dio. Ciascuno dei bizzarri reietti vantava una profondità ancora oggi mai più raggiunta in te...