Opere come Disney’s Tarzan hanno la straordinaria capacità di incollarsi alle nostre menti per anni e anni. Per chi non lo sapesse, stiamo parlando del tie-in del film d’animazione datato 1999 e diretto da Kevin Lima e Chris Buck. Questo gioco, sviluppato da Eurocom nello stesso anno d’uscita della pellicola, è stato pubblicato su PlayStation, PC e Nintendo 64, raccogliendo recensioni tra il mediocre e il sufficiente.

Vi state chiedendo perché abbiamo deciso di ripescare questo titolo, a quasi ventidue anni dalla sua uscita?! La risposta è molto semplice: per farvi capire come la semplicità di queste manovre commerciali possa ogni tanto far bene a noi giocatori.

Ma facciamo un passo indietro. Che cos’è un tie-in? Semplice, si tratta di un’opera commerciale di intrattenimento (fumetto, film, videogioco o romanzo) tratta da un prodotto differente, ma con la medesima ambientazione. Il tutto, ovviamente, realizzato in modo legale con la regolare concessione dei diritti d’autore, per evitare di scadere nelle più semplici fanfiction. Nel corso della nostra vita siamo costantemente bombardati da tie-in, solo che la maggior parte delle volte non ce ne rendiamo nemmeno conto. Per fare un esempio su tutti: i film del Marvel Cinematic Universe sono tutti dei tie-in dei fumetti della Casa delle Idee.

 

 

Ebbene, da quando esistono i videogiochi, esistono anche i titoli tratti da opere differenti. Peccato, però, che la maggior parte di essi soffra di una realizzazione scadente, dimostrando come alle varie aziende importi di vendere esclusivamente grazie al nome stampato sulla cover del gioco. Con questa premessa alle spalle, capirete anche voi che la mediocrità raggiunta da Disney’s Tarzan non è certo un pessimo risultato, soprattutto se paragonata ad altri prodotti di questo tipo.

A differenza di quanto accade al giorno d’oggi, dove siamo sempre pronti a criticare ogni singolo elemento di gioco che non ci soddisfa al 100%, nella nostra giovinezza riuscivamo ad apprezzare i titoli con maggior tranquillità. Una tranquillità che, talvolta, farebbe bene anche anche ai videogiocatori attuali. Di fatto, la continua ricerca del “capolavoro” ha spinto molti utenti a non apprezzare quelle opere mediocri, nate magari con beceri scopi commerciali, ma forti di una realizzazione non del tutto da buttare. I classici giochi da 6/6.5, che ormai vengono guardati come se fossero titoli indecenti.

Disney’s Tarzan, nel 1999, non era un gioco perfetto e non voleva esserlo. Allo stesso tempo, però, offriva un platforming discreto e numerosi oggetti da raccogliere nel corso degli undici livelli. Certo, la trama era una versione accorciata del film, accompagnata da cut-scene in bassa risoluzione con le voci dei personaggi modificate rispetto all’opera cinematografica, ma allora nessuno avrebbe mai pensato di lamentarsene.

 

 

Chi vi scrive gioca ormai ad almeno una decina di titoli diversi ogni mese. Titoli che, quasi sempre, puntano a diventare opere immortali, abbandonando quella semplicità che era presente in molte opere degli anni Novanta e inizio Duemila. Vi è mai capitato di sentire il bisogno di un videogioco più semplice? Di qualcosa che non abbia ambizioni, ma si limiti a voler intrattenere per la sua (magari non troppo lunga) durata? Ecco, nelle ultime settimane siamo stati colpiti da questa “malattia”, desiderando di poter tornare a giocare a quei tie-in tanto basilari, quanto senza pensieri. Ecco il motivo per cui ci è tornato in mente Disney’s Tarzan.

E voi che cosa ne pensate? Desiderate anche voi tornare a una vita da videogiocatori più semplice, oppure il costante tentativo di sfornare capolavori non vi ha ancora logorato? Fatecelo sapere con un commento qui sotto o, se preferite, attraverso le pagine social di BadTaste.it.