Il sottoscritto e i racing game, ovvero storia di un rapporto estremamente altalenante. Nel corso della mia formazione videoludica, costituita da pane e Super Nintendo, i giochini nei quali infilarsi dentro l’abitacolo di un’auto e andare a tavoletta, sfidando abili piloti, non sono mai stati tra i miei preferiti, e forse il motivo non era tanto il gusto, quanto la disponibilità, visto che di validi esponenti del genere sulla console 16 bit francamente non ne ricordo. Certo, c’era Super Mario Kart e guai a chi ce lo toccava, ma è chiaro che non si trattasse del più classico dei giochi di guida. Vivendo in una città di mare e a pochi passi dalla lunga e fitta teoria degli stabilimenti balneari avevo però una fortuna (per quanto limitata al solo periodo estivo), ovvero avere a disposizione almeno un paio di cabinati per casotto, fattore questo che aumentava esponenzialmente la varietà di videogiochi che potevo provare rispetto a quelli presenti nell’unica sala gio...