Fithos. Lusec. Wecos. Vinosec. Bastano queste quattro parole per riportare alla mente immagini di onde che si dissolvono sulla spiaggia, o di combattimenti a colpi di gunblade. Sequenze dal ritmo enigmatico e incalzante, che nel 1999 immergevano noi videogiocatori dentro un Final Fantasy dai toni all’apparenza più maturi. Del resto, dopo l’epifania del 3D con il settimo capitolo, vedere su schermo personaggi non più deformed, spinti a lottare per amore fino a versare davvero del sangue, era un qualcosa di incredibilmente potente.

Eppure, andando oltre l’opening dark, appare chiaro che Final Fantasy VIII è in realtà un racconto adolescenziale. Attraverso l’oscuro concept della guerra e dei viaggi spazio-temporali, il titolo si addentra nella solitudine del giovane Squall Leonhart, sconfitta grazie a Rinoa e agli amici dimenticati dell’infanzia. Una natura dolceamara, quindi, quella di Final Fantasy VIII, rappresentata perfettamente dai Garden, le accademie dei SeeD, i combattenti addest...