Need for Speed Payback
di Ghost Games
10 novembre 2017
Nei giorni scorsi il buon Fabio Canonico, caporedattore di BadGames, mi ha spedito un codice di Need for Speed Payback chiedendomi di scrivere qualcosa. Dopotutto la saga esiste dal 1994, passando da incarnazioni ottime ad altre meno riuscite e tutti i giocatori hanno almeno un suo episodio nel cuore. Per me fu Need for Speed III: Hot Pursuit, Anno Domini 1999, giocato su un vecchio Dell che a malapena manteneva i 25 frame al secondo. Mi sono avvicinato a questo Payback con tutte le buone intenzioni del mondo, non mi aspettavo un capolavoro assoluto ma, quantomeno, pensavo di trovarmi davanti un arcade onesto, forse non perfetto ma solido e divertente.
Le cose sono andate in maniera molto diversa.
Need for Speed Payback non è un videogame o meglio, non è un videogame pensato per I giocatori, è un videogame pensato per far soldi. Nessuno scandalo ovviamente, nessuno fa beneficenza, i publisher investono milioni di dollari e pretendono un ritorno, noi scriviamo per avere pageview e intro...
Con Need for Speed Payback il modello dei loot box ha passato il segno, ecco perché occorre schierarsi contro questo tipo di implementazione
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