Non si sceglie di esserlo: scettici lo si è a prescindere, quasi fosse un atteggiamento difensivo, inconscio e automatico, per una psiche già scossa dalla parabola discendente intrapresa dalla saga dal quinto episodio in poi. A rendere la situazione drammatica, più che un Resident Evil 5 unicamente reo di riproporre senza particolari picchi qualitativi una formula di per sé quasi perfetta, una lunga lista di spin-off che rendevano lampante la crisi, identitaria e di idee, che stava affliggendo le menti di sviluppatori e artisti alle redini del brand.

Capcom, in soldoni, si è meritata la nostra diffidenza, scalfendo l’entusiasmo dei fan e mortificando l’interesse della critica, diluendo e sabotando il mix di originalità e rispetto per i canoni alla base di Resident Evil 4, autentico capolavoro tutt’ora in grado di stupire e ammaliare.