In Returnal non si può salvare la partita e probabilmente non lo si potrà fare mai, nel pieno rispetto delle meccaniche e della filosofia che sottende il genere dei roguelite e roguelike. Gli esperti del genere, i videogiocatori forgiati da centinaia di game over accumulati tra Rogue Legacy e Hades, sanno benissimo che è un compromesso da accettare senza alcuna riserva, se si vuole esplorare la superficie di Atropo e svelare i misteri che cela la stessa protagonista dell’avventura.

Eppure, la produzione di Sony, vuoi per la falsa partenza di questa next-gen, vuoi per il clamore mediatico che è comunque riuscita a crearsi attorno, ha attirato l’interesse del grande pubblico che, a sorpresa, si è trovato di fronte ad una struttura ludica sicuramente lontana, molto lontana per certi versi, da quella, pià canonica, di cui solitamente si fregiano i titoli tripla A.

Laddove giganteschi open-world e un buon grado di accessibilità vanno per la maggiore, Returnal è inscenato in arene a tratti a...