Negli ultimi anni, la saga di Assassin’s Creed è sempre stata sinonimo di grande ricercatezza storica, caratterizzata da una cura estetica in grado di portare il brand Ubisoft a un livello superiore rispetto a gran parte dei titoli moderni. La ricostruzione di ambienti realmente esistenti e l’abile utilizzo di cliffhanger narrativi sono riusciti, di episodio in episodio, a mantenere salda l’attenzione dei giocatori. I primi capitoli della saga, inoltre, vantavano personaggi psicologicamente stratificati, in grado di assumere, addirittura, lo stato di icone videoludiche.

Nelle ultime iterazioni del franchise, purtroppo, si è un po’ trascurato quest’ultimo aspetto per favorire, piuttosto, una maggior immedesimazione con il nostro alter ego digitale. La serie si è lentamente ibridata sempre più con il genere dei GDR open world, trovandosi costretta a diluire la campagna principale, ora inframezzata tra decine e decine di missioni secondarie. Questo mancato fo...