Intervista a cura di Jacopo Iovannitti

In occasione nella 15esima edizione della View Conference abbiamo avuto l’opportunità di intervistare Glen Keane, uno degli animatori moderni più famosi al mondo. Ex dipendente dei Walt Disney Animation Studios, presso i quali ha animato grandiosi personaggi come Ariel, La Bestia, Aladdin, Pocahontas, Tarzan o John Silver, ha da poco mostrato al mondo il suo cortometraggio interattivo: DUET.

Durante il tuo percorso di studi hai incrociato l’attuale direttore degli studi d’animazione della Walt Disney Company, John Lasseter. Tu hai perseguito la strada dell’animazione tradizionale, lui quella della CGI. Cosa pensasti all’epoca della tua e della sua scelta? La faresti di nuovo?

Sì, assolutamente. Rifarei la stessa scelta fatta all’epoca. Quando ti trovi a un bivio del genere nella tua vita, pensi a cosa ti accadrebbe se scegliessi una strada piuttosto che un’altra. A quel tempo avevo tantissime cosa da imparare sul disegno. Prima di tutto, chi io fossi e quale fosse la mia personalità. John, invece, sapeva già che tipo di disegnatore fosse e volva diventare qualcosa di più, voleva diventare animatore. Lui credeva fermamente che i suoi personaggi fossero vivi, reali, per cui l’animazione al computer era la sua strada più naturale. In questo momento, tuttavia, credo che le due strade si stiano avvicinando sempre di più.

Molti dei tuoi colleghi stanno abbandonando note case d’animazione per buttarsi nel famoso progetto denominato “Hullabaloo”. Cosa ne pensi? 
Credi che possa essere una maniera per far rifiorire l’animazione tradizionale?

Quando ho iniziato a lavorare c’era solo un posto per fare animazione: i Walt Disney Animation Studios. Poi sono nati altri studi come la DreamWorks, la Pixar, la Sony, che attualmente sono fantastiche case di animazione, ognuna con un proprio stile, tutti differenti fra loro. Quando osservo, però, le scuole d’animazione che producono una miriade di artisti che non possono essere contenuti nella loro totalità dagli studi sopracitati, non posso far a meno di pensare che la nascita di piccole case d’animazione sia la conseguenza più naturale. Inoltre, adesso, gli artisti sviluppando dei contatti durante la loro formazione all’interno delle scuole. Contatti che saranno validi una volta che termineranno il loro percorso di studi. Ad ogni modo, il lasciare grandi case di animazione ti permette una libertà di espressione che incoraggio, anche se capisco che faccia paura dal punto di vista economico.

Questa mattina in conferenza hai spiegato che lavorando in Paperman hai toccato con mano la recente tecnica Meander. Cosa ne pensi? Credi che questo sia il futuro dell’animazione?

Il mio coinvolgimento in Paperman è stato molto breve. Sentivo già John Lasseter che ne parlava e condividevamo entrambi il sogno di unire i due stili d’animazione principali, quello tradizionale e quello al computer. Così Lasseter mi ha invitato a partecipare al design del progetto. Aveva delle idee precise, chiaramente. E io sapevo di poterlo aiutare a realizzarle. Così abbiamo fatto un breve test d’animazione, all’inizio della produzione. Quando poi è stato coinvolto anche Patrick Osborne mi son trovato in gruppo di lavoro perfetto. Lui amava la pittura e quindi rispettava ciò che avevo fatto. Forse avrei potuto sfruttare meglio questa intesa.

duet-keane-gDopo il meraviglioso DUET cosa stai progettando per il futuro?

Onestamente sto pensando da molto a una serie di nuovi progetti. Ho varie cose in mente e sono tutte influenzate dalla scoperte fatte con DUET. Hanno tutte in comune il fattore “poesia visiva” che ho sviluppato con DUET, ossia creare, suscitare emozioni in soli 3 minuti e mezzo. Spero di giungere a una scelta, presto. Queste idee, comunque, sono tutte nella mia testa, alcune ferme da anni. Come è accaduto per Rapunzel: era nella mia testa da ben 15 anni. E alla fine è stata realizzata.

Già sappiamo che il tuo personaggio preferito è la piccola Ariel. 
Adesso ti chiediamo: qual è il tuo film d’animazione preferito?

Bella domanda. Le Avventure di Peter Pan, perchè tutti i Nine Old Men hanno lavorato in questo film, e non solo. Si trovavano anche tutti nel loro momento migliore, nel loro momento d’oro. Avevano tutti 45 anni, più o meno. Ed in più c’era anche Freddie Moore.

Che consiglio daresti a dei futuri animatori?
Difficile. Direi quello di seguire prima di tutto la loro voce più profonda. Quella che spesso, quando disegnamo, dice “Fermo! Non disegnare questo! E’ qualcosa di troppo profondo, di intimo!”. Ecco, se la sentite vuol dire proprio che è arrivato il momento di disegnare quella scena. Vuol dire che sarà qualcosa di forte e che colpirà tutti. Mi accadde per la scena di “Parte Del Tuo Mondo”, con Ariel. Pochi anni fa, infatti, una ragazza mi ha detto che vedendo quella scena da bambina, a 4 anni, al cinema per la prima volta, non vedeva l’ora tendere anche lei la mano, prendere Ariel e portarla nel nostro mondo per realizzare il suo desiderio. Per questo quando disegnate dovete seguire sempre il vostro istinto. Pensare come un bambino.

Scriverai mai un libro sull’animazione?
Certo! Ma in futuro, quando non sarò più così impegnato nella produzione d’animazione. Sarebbe un grande onore, un vero piacere!

 

 

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