BadTaste.it visita il set di Exodus: Dei e Re in esclusiva italiana.

Ecco tutti i nostri articoli:

 

 

“Qui non badiamo a spese”.

Richard Hammond, Jurassic Park.

 

“Sontuosa questa struttura eh? E’ enorme, ma tutto verrà esteso grazie all’ausilio del digitale. In questo punto ricreeremo l’intera città e considerate che impiegare un set così grande ci permette di girare l’80% delle scene in live action in esterni. Questa unione di reale e digitale darà vita a un’esperienza convincente al 100%”.

Difficile non dare credito alle parole del produttore di Exodus, già al lavoro con Ridley Scott come produttore esecutivo di The Counselor e Prometheus, dopo aver trascorso già svariate ore in compagnia di Christian Bale, Joel Edgerton, Aaron Paul e della sabbia del deserto di Las Tabernas in mezzo alle mastodontiche strutture allestite per il kolossal del leggendario filmmaker inglese.

Insomma, siamo esattamente agli antipodi del classico “Oste, com’è il vino?”.

Mark Huffam si presenta davanti a noi con un look da perfetto esploratore del deserto: occhiale da sole polarizzato, perfetto per filtrare le onde luminose più moleste dell’assolata terra andalusa, camicia bianca, un cappello a falde larghe, scarpe tecniche da trekking e bermuda militari color kaki.

Se non ci avessero detto che si trattava del producer del blockbuster, l’avremmo scambiato tranquillamente per un cosplayer del Dr. Grant di Jurassic Park.

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Come vedete poi ci sono delle persone appese per il collo da quella parte e non è che se la stiano passando molto bene, ma lì è dove Ramses fa rispettare le sue leggi. Forse Arthur vi avrà già detto che stiamo girando qua da quattro settimane e, una volta terminato, traslocheremo a Fuerte Ventura, nelle isole Canarie. Abbiamo lavorato anche a svariate scene di battaglie a 15, 20 chilometri da qua. Una roba davvero spettacolare, con tutte le bighe, i cavalieri… Cose davvero strepitose. Quando lasceremo l’entroterra spagnolo per le Canarie lo faremo per girare il passaggio del Mar Rosso.

 

In termini di proporzioni, Arthur Max ci ha detto che è Il Gladiatore, più Robin Hood, più Le Crociate. Anzi, anche più grande di questa somma…

Si tratta del film più imponente che Ridley abbia mai girato. Penso che stiamo rendendo giustizia alla grandezza e all’importanza del racconto biblico.

 

E’ abbastanza atipico per la Hollywood di questi giorni, di quest’epoca.

Sì, lo è. Si tende a evitare l’allestimento di questi set fisici così dispendiosi. Ma si tratta di un argomento realmente interessante per cui spendere così tanti soldi. E credo che abbiate notato già da soli che non ci siamo fatti particolari problemi nell’aprire il portafogli.

 

E’ più facile “sentire” il film in senso quasi tattile, concreto quando lavorate su scenari reali, tangibili con mano, anche se poi verranno estesi digitalmente, è chiaro…

Certo. Per tutti, per gli attori, per i protagonisti, ma anche per le comparse, diventa tutto più agevole in termini di immedesimazione. Si trasformano effettivamente. La vita, la rappresentazione di persone dell’epoca, diventano più credibile. L’altro giorno avevamo sul set 400, 500 extra, tutti intenti a effettuare dei lavori forzati. Diventare schiavi è stato più semplice nel momento in cui si sono trovati a farlo nel bel mezzo del deserto. E’ come se lo stessero facendo “davvero”, come se tutto fosse più reale. E suppongo che anche per gli attori sia tutto all’insegna del “WOW! Abbiamo ricreato un’epoca”. Christian e Joel stanno tenendo fede a un impegno così gravoso. Il nostro Mosé è, come dire, alquanto differente da quelli già visti al cinema, potrei dire più “cool”, ma la storia è sempre quella, rivista dagli occhi di Ridley Scott.

 

Come vi rapportate in merito alle possibili… come posso definirle… controversie magari, che potrebbero Exodus postersorgere in virtù del fatto che state affrontando un argomento biblico, religioso, materia sempre molto spinosa.

Dunque, devo dire che per me lo script è molto rispettoso della vicenda biblica, della storia con cui io stesso sono cresciuto. Ci sono delle piccole svolte differenti, ma fondamentalmente ci siamo attenuti al testo dell’Esodo. E abbiamo anche cercato di contestualizzare, di dare una motivazione agli accadimenti sovrannaturali che avvengono [mentre Huffam parla la sua voce viene quasi sovrastata dal clamore delle grida delle comparse a cavallo e dalle ovazioni del popolo, ndr.]. Succedono talmente tante robe che non ti resta da dire altro che “Questo dev’essere un atto divino”. Non penso che il film possa offendere qualcuno, anzi penso che il pubblico potrà ritrovare tutti quegli elementi caratteristici che ricorda in maniera più o meno conscia.

 

E’ complicato lavorare su un set con così tanti animali?

Non voglio doverlo rifare mai più [risate diffuse, ndr.]! MAI PIU’!

 

Ma dicono che sia così anche con i bambini!

No, i bambini vanno alla grande! Con gli animali è tutto incredibilmente complicato quando ti ritrovi a dover girare delle scene di massa con decine e decine di equini è un inferno. Qua abbiamo di tutto: cammelli, buoi. Un marasma. Con gli elefanti no, perché sono molto più precisi nel fare quello che viene insegnato loro dagli addestratori.

 

Vuoi dirci che da qualche parte su questo set c’è anche un elefante adesso?

No, gli elefanti li abbiamo impiegati giorni fa nelle riprese effettuate in una cava a una ventina di chilometri da qua. Una location spettacolare che, nella nostra storia, è quella in cui vengono lavorate le pietre dagli schiavi ebrei. E gli elefanti fungevano da bulldozer. Però vi dico: restate fedeli ai Caterpillar!

 

Come nasce secondo te questo rinnovato interesse verso la narrazione biblica? Il prossimo anno arriverà al cinema Noah di Darren Aronofsky [vi ricordiamo che la set visit è avvenuta nel novembre del 2013, ndr.], poi Exodus…

Le persone stanno riscoprendo la grandezza di queste storie e questo a prescindere dal fatto che si sia credenti o meno. Sono dei materiali interessantissimi, a maggior ragione oggi che i cinema sono invasi da sequel su sequel di qualsiasi cosa. Storytelling sensazionale che trascende il credo – o la mancanza dello stesso – posseduto dal pubblico.

 

Che ruolo ha la tecnologia in tutto ciò? Facilita la rappresentazione spettacolare del tutto?

Ovviamente sì, ma anche riguardando i classici del passato, cito un Cleopatra a caso, potete vedere che la spettacolarità ha retto bene il trascorrere dei decenni e senza effetti digitali. Questi ultimi ti permettono di ampliare la portata scenografica della messa in scena, ma non devono sostituirsi alla storia.

 

Christian Bale è sempre stata la vostra prima scelta per interpretare Mosé?

Sì, è stato il primo nome che avevamo in mente da quando sono stato coinvolto nel progetto.

 

Cos’ha portato al personaggio?

Dona a Mosé tutta la ‘gravitas’ di un uomo inquieto. La cosa divertente è che nella Bibbia Mosé è una persona tormentata che porta a termine il suo compito. Poi Christian è molto forte, come il suo personaggio del resto. Per me è una scelta di casting perfetta.

 

Vi siete avvalsi della consulenza di qualche storico o di qualche esperto di religione per Exodus?

Si abbiamo avuto diverse persone che hanno tenuto d’occhio la cosa, più che altro perché si tratta di materia mulstisfaccettata. Abbiamo chiesto delle opinioni su quello che stavamo facendo e sono state tutte piuttosto favorevoli. Poi abbiamo Arthur Max, che è in attività sin dal tempo dei Faraoni, quindi ha esperienza diretta della vicenda! [risate a profusione, ndr.]

 

Exodus: Dei e Re sarà nei cinema statunitensi il 12 dicembre 2014. In Italia arriverà il 15 gennaio. Nel cast: Christian Bale, Ben Kingsley, Joel Edgeron, Sigourney Weaver e Aaron Paul.