Già al centro dell’attenzione alla luce delle dichiarazioni in merito all’instabile rapporto con i Marvel Studios, Joss Whedon ha indirettamente dato il via a un grossa polemica in seguito alla decisione di chiudere il suo account twitter.

Nei giorni scorsi, subito dopo la release statunitense di Avengers: Age of Ultron, il regista aveva ricevuto pesanti insulti e accuse di misoginia per il trattamento riservato al personaggio di Vedova Nera nel film, che a detta di alcuni fan sarebbe divenuta la tipica “damigella in pericolo“. Bella a tal proposito la risposta di Mark Ruffalo a un utente che aveva accusato Whedon di aver trasformato Natasha “in nient’altro che un interesse amoroso che ha bisogno di essere salvato“. “È strano” – ha scritto l’attore – “ero convinto che avesse reso Banner un interesse amoroso che ha bisogno di essere salvato“.

Dando uno sguardo a questa collezione di tweet, in ogni caso, si può constatare come l’odio indirizzato verso il regista fosse mosso anche da presunti episodi di whitewashing e dall’uccisione di personaggi chiave.

Il primo a intervenire nella questione è stato James Gunn, regista di Guardiani della Galassia, che ha sempre avuto un rapporto molto diretto sui social con i fan.

Molti di voi ne sono già a conoscenza, ma chiunque inviti un regista a uccidersi per la trama di un film ha bisogno di riflettere seriamente sulla propria vita. In qualità di fan è nostro compito accettare tutto ciò che non amiamo e capire che le cose possono andare non sempre come ci aspettiamo.

Poco dopo ha poi scritto su Facebook un’altra riflessione che vi proponiamo seguire:

Pensate un attimo a un uomo, come Joss Whedon, che ha dedicato la sua vita ai fan e alla creazione di personaggi al meglio delle sue possibilità, che ha impiegato due anni della sua vita a lavorare ad un film, costretto a svegliarsi e leggere certa merda su Twitter. Sì, lo so che Age of Ultron ha un Cinemascore “A”, e che in lungo e in largo la gente lo ha amato. Ma il contingente adirato di fan sta diventando sempre più aggressivo, ed è difficile fare finta di nulla in qualità di personalità pubblica.

Il mio invito a tutti voi – e non è una novità – è di cercare di essere più gentili, su Internet e nella vita. […] Un paio di mesi fa qualcuno su Twitter mi scrisse che una battuta di uno dei miei personaggi nel mio film lo aveva ferito. Ho ricevuto centinaia di tweet di persone arrabbiate per alcune scene nei miei film nel corso degli anni, e io le ho puntualmente ignorate. Ma quel tweet mi colpì nel profondo. L’ultima cosa che voglio fare con il mio lavoro è ferire qualcuno, specie qualcuno che già si sente escluso. Dopo quest’occasione ho inizato a riflettere meglio su cosa scrivo e cosa mostro nei miei film, e in futuro sarò ancora più cauto. Per farla breve, un commento onesto e vulnerabile ha avuto su di me un effetto maggiore di centinaia di insulti.

E comunque – Sì, lo so che ci sono questioni importanti in gioco qui. Ma, di nuovo, non credo che l’odio sia catalizzatore di cambiamento, visto che non farà altro che incrementare il divario tra due punti di vista. Credo ci siano persone davvero cattive nel mondo, ma la maggior parte di noi qui tenta di fare la cosa giusta al meglio delle proprie capacità. Se riuscissimo a comprendere questo di tutti noi, la vita sarebbe più semplice.

Anche Anthony e Joe Russo – registi di Captain America: Civil War – hanno rilasciato una breve dichiarazione in proposito:

Queste critiche corrosive andrebbero indirzzate a problemi che provocano vera indignazione. Guardatevi intorno nel nostro mondo…perchè la finzione non ne fa parte.

È stato soltanto poche ore fa, in seguito al polverone generatosi, che Joss ha deciso di pronunciarsi sulla questione parlando con Buzzfeed. In realtà – ha spiegato il regista – le critiche a lui rivolte da una grossa corrente femminista hanno avuto decisamente poco a che fare con la decisione di abbandonare Twitter.

Sciocchezze. Credetemi, sono stato già attaccato più volte in passato da femministe militanti. Ci sono abituato. [..] Ma sappiate che la seconda persona a contattarmi per chiedermi se andava tutto bene è stata [la fondatrice di Feminist Frequency] Anita Sarkeesian.

Prendersi una pausa dal social network – ha poi spiegato Whedon – è stata e sarà necessaria per dare libero sfogo al suo estro creativo, ora che è libero da ulteriori impegni con i Marvel Studios.

Ho semplicemente pensato: ‘Un momento, se devo rimettermi a scrivere devo trovare un posto tranquillo, e twitter è il posto meno tranquillo in asssoluto’. Insomma, è come cercare di fare l’alcol test al Coachella.

Sul femminismo e sulle prese di posizione, ha poi detto:

Per qualcuno come Anita Sarkeesian restare su twitter per rispondere ai troll è una grossa presa di posizione. Una posizione di forza e perseveranza, che va lodata. Nel mio caso, discutere con una serie di persone che volevano che Clint e Natasha finissero insieme, non lo è affatto. Uno come me che parla di femminismo non è una grande conquista, perchè alla fine sono comunque un bianco ricco e eterosessuale.

Tornerebbe mai su twitter? Forse, ma è poco probabile.

Gli articoli che leggevo credo possano essere trovati altrove. Mi mancheranno alcune battute, anche se immagino dovrò uscire in qualche locale per saperne di nuove. Comunque, si tratta di un grande passo in avanti nella mia vita. Ho bisogno di uscire, di fare ricerche; devo voltare pagine, guardare, ascoltare musica e vivere come una persona. Mi sono sempre sentito come un vecchio che non capisce la tecnologia. Oggi mi sento come l’uomo che sa di poterne fare a meno.