La serata odierna sarà ricca d'impegni.

Da una parte c'è il terzo appuntamento con la nostra maratona dedicata a Superman, dall'altra c'è la speciale proiezione di Akira organizzata da Nexo Digital e Dynit.

Le dichiarazioni rilasciate da Gary Whitta a margine degli impegni stampa di After Earth arrivano dunque con tempismo perfetto. Whitta, per chi si fosse perso per strada questo pezzo d'informazione, ha lavorato per alcuni mesi alla sceneggiatura della pellicola che la Warner Bros. non ha mai prodotto e, dalle pagine di Collider, arrivano delle interessanti considerazioni su questo lungometraggio "abortito":

Ci ho lavorato per circa sei mesi. Praticamente ho vissuto nel lotto di produzione insieme a quello che, al tempo, era il regista collegato al film, Ruairi Robinson. Era un progetto davvero tosto, non è semplice mantenere una storia come quella al di sotto del Rating-R. Tratta tempi maturi, radicali. 

In aggiunta alle questioni di rating, Whitta doveva "combattere" contro un altro fattore: il processo di americanizzazione del film.

Abbiamo sempre dovuto combattere con questo problema, che i fan hanno sempre avvertito come problematico, ovvero il processo di occidentalizzazione. Non avrebbero mai fatto un film da 100 milioni di dollari con un cast interamente giapponese. L'idea di vedere un Shia LaBeouf nei panni di un Tetsuo o di qualche altro personaggio era diventata una sorta di barzelletta. Il pubblico avrebbe avuto delle difficoltà a gestire una cosa del genere, di sicuro i fan.

Per risolvere la problematica dell'occidentalizzazione, Whitta aveva elaborato una soluzione:

Mi era venuta in mente un'idea valida, che non so se sia sopravvissuta nelle versioni successive. Non si svolgeva a New Manhattan – perché era lì che avevano spostato tutto, no? Ho detto non è New Manhattan, è sempre New Tokyo, anche se in realtà è davvero Manhattan. La nostra idea si basava sul concetto che gli Stati Uniti erano andati incontro a una devastante crisi economica e l'isola di Manhattan era stata venduta al Giappone che, invece, aveva visto consolidare la propria leadership economica. La nazione stava andando incontro a dei problemi di sovrappopolamento e con l'acquisto di Manhattan avevano a disposizione una nuova isola. Una nuova Tokyo vicinissima alle coste degli Stati Uniti. Tecnicamente territorio giapponese, ma ci sarebbero stati anche dei quartieri abitati da americani e mi sembrava una maniera efficace per creare un adeguato mix-etnico. Non pienamente giapponese, ma neanche del tutto occidentalizzato. 

Ecco i nostri due speciali legati al ritorno di Akira al cinema previsto per stasera: