Nel corso della notte italiana, la Legendary e la Warner hanno presentato Pacific Rim di Guillermo del Toro al Comic-Con di San Diego. Se avete letto il nostro live blog in diretta dalla Sala H sapete già che si è trattato di un evento estremamente spettacolare ed esaltante.

Grazie a due interviste pubblicate, rispettivamente, dall'Huffington Post e dall'Hollywood Reporter possiamo conoscere un po' meglio le idee del regista messicano a proposito del suo film.

Ecco i passaggi più interessanti del pezzo proposto dall'Huffington:

D: Parlaci di Pacific Rim.

R: E' una pellicola che spero possa evocare un senso di grande avventura. Sto cercando di renderla allo stesso tempo emozionale, eccitate e spettacolare. Molto spesso mi pare che la proporzione esagerata di certi film ti vada a derubare dell'aspetto emotivo e io non voglio che accada. Voglio preservare entrambe queste qualità.

D: Da quanto sei coinvolto nello sviluppo del film? E' stata una tua idea o qualcosa cui hai preso parte dopo la sua nascita?

R: Stavo discutendo con la Legendary circa la possibilità di fare una pellicola insieme. Avevano questa bozza davvero piccola di quello che Pacific Rim sarebbe dovuto essere. Quindi possiamo dire che sono coinvolto al progetto fin dall'inizio, da più di due anni. 

D: Basandomi su tutto quello che ho sentito a riguardo del film, mi pare che sia molto ispirato ai lungometraggi di mostri giganti della Toho, ma ci sono anche altri riferimenti meno espliciti che hai buttato in mezzo?

R: L'ispirazione dell'opera è, di base, il voler dare vita a queste creature e questi robot di dimensioni abnormi. Una delle prime immagini che mi è balenata in testa è abbastanza inusuale per una pellicola di questo genere. Si tratta di un dipinto del Goya, Il Colosso (che però in realtà sarebbe opera di un suo allievo, Asensio Julià). In quest'opera puoi vedere questa enorme figura che incombe su una città molto piccola. A parte i riferimenti pop, devo ammettere che questa è stata la prima fonte d'ispirazione per Pacific Rim. Poi tutte le persone che ho ingaggiato per lavorare al film sono fan dei mostri giganti o dei robot, ma abbiamo cercato di non basarci su nessuna cosa nello specifico. Abbiamo semplicemente cercato di dare il nostro taglio, la nostra impronta a due generi che amiamo.

D: Hai lavorato un sacco con Guy davis per il design delle creature dei tuoi lungometraggi. Con chi altro hai collaborato per Pacific Rim?

R: Abbiamo Wayne Barlowe, abbiamo Oscar Chichoni, che è davvero un grande artista. Poi c'è Francisco Ruiz Velasco che ha lavorato a Hellboy 2 e al design di Lo Hobbit. Abbiamo lo scultore David Meng, che è uno dei più abili che ho mai incontrato. Poi c'è Simon Lee che è un altro incredibile scultore di mostri. Poi ce ne sono altri due, tre che non sono altrettanto conosciuti, ma sono bravissimi.

In un'altra videointervista rilasciata all'Hollywood Reporter, il filmmaker ribadisce alcuni concetti già espressi in quella dell'Huffington Post:

Volevo fare un film che fosse fondamentalmente emozionale. Le dimensioni delle battaglie è enorme, è come guardare un temporale, un ciclone e un uragano che si scontrano. Ma si tratta comunque di un bel poema sui mostri. Quando dai vita a immagini "belle" di cose che, convenzionalmente, non vengono identificate come tali, vengono pervase da un peculiare senso di poesia. Le mie prossime pellicole, a prescindere dall'argomento, sono sempre ben radicate nella realtà. Spero poi che in futuro la tecnologia non vada a mettere in ombra la naturale espressività dei film.