Articolo a cura di Antonella Murolo

 

Esistono film di cui non si sa molto, ma che hanno la capacità di attrarre a prescindere. Si potrebbe benissimo dire che questo è il caso di Gravity, il film di Anfonso Cuaron che aprirà la prossima edizione del Festival di Venezia e che sarà presente anche al Comic-Con di San Diego durante il panel Warner previsto per oggi. Il trailer ermetico dal forte impatto emotivo e l’ambizione del progetto, rendono Gravity un progetto da tenere assolutamente d’occhio. Ed è per questo che l’evento di San Diego diviene l’occasione perfetta per chiacchierare con il regista e scoprire come funziona la mente di un artista che si diverte a sperimentare, giocando con progetti sempre diversi tra loro, come Harry Potter e il prigioniero di Azkaban e I figli degli uomini, l’ultimo film che lo ha visto dietro la macchina da presa.

 

Come mai non hai più diretto un film dal 2006, l’anno de I figli degli uomini?

Come mai così tanti anni? Per prima cosa c’è la vita, che ci si è messa di mezzo. E poi questo film mi ha impegnato per quattro anni e mezzo. Quindi diciamo che è da un po’ che sto lavorando su questo.

Non succede spesso che un film che è al Comic-Con sia poi presentato al Festival di Venezia.

Già. I figli degli uomini lo ha fatto, ma era una situazione differente. Lui era in concorso, mentre Gravity è il film di apertura.

Ci sono persone che sostengono che Gravity emuli così bene la sensazione di essere nello spazio da sentirsi male. 

(ride) I miei film hanno spesso questo effetto. Non è la prima volta che dicono una cosa del genere sui miei film.

Maddai. Le persone hanno amato I figli degli uomini!

Quando è uscito ha avuto un’accoglienza tiepida. Poi, dopo qualche anno…

Come mai pensi sia successo?

È normale, succede. Sono fiero del film e ricordo che quando è uscito ho pensato che nessuno ci avrebbe fatto molto caso. Ed è una cosa che a volte capita. Poteva essere tranquillamente dimenticato, come quei film di cui nessuno si ricorda se non dopo tantissimi anni. A volte semplicemente non è adatto per quel periodo.

E credi sia la stessa cosa successa con Harry Potter e il prigioniero di Azkaban. Ad oggi molti pensano sia il migliore degli adattamenti.

Ricordo che quando è uscito Harry Potter alcuni erano delusi perché non avevamo raggiunto il miliardo di dollari. Di tutti gli Harry Potter, il mio è stato quello che è andato peggio al botteghino. Questo però non cambia il film, non avrei potuto farlo meglio!

Quale approccio hai deciso invece di dare a Gravity?

Volevamo fare qualcosa che fosse realistico, molto realistico. Dovevi avere l’impressione di vedere un documentario di Discovery Channel su cosa è andato storto. Ma non si tratta solo di questo: sotto molti punti di vista il film parla dell’umanità, della tecnologia e dell’evoluzione. È un film sulle grandi domande. Gravity è più che altro un’esperienza. Quando volevo aggiungere qualcosa di retorico, Jonas mi convinceva a trasformare quel pensiero in azione.

Gravity ha avuto un processo creativo molto lungo e macchinoso, nel corso del quale alcuni attori si sono allontanati. Cosa è successo?

La lavorazione di Gravity è stata molto lunga e la tecnologia che abbiamo usato non è compatibile con tutti i tipi di recitazione, è piuttosto limitante. Abbiamo dovuto pre-programmare tutto il film prima di iniziare a girarlo. Il che significa che potevamo lasciare poco spazio alle improvvisazioni, anche quelle degli attori. Se questo si inseriva nel contesto temporale e si incastrava fisicamente con tutto, ok. Altrimenti nulla. Con George e Sandra ne abbiamo parlato molto all’inizio. Abbiamo animato l’interno film, avremmo addirittura potuto rilasciarne una versione con le voci di Sandra Bullock e George Clooney. Lo abbiamo visto e ognuno di noi ha dato i suoi suggerimenti e le sue idee. In questo modo siamo riusciti a programmare il tutto. Ma qualsiasi cosa doveva riuscire a inserirsi nel contesto di quello che era già stato creato.

La pellicola uscirà il 4 ottobre 2013. Girato in 3D e con un massiccio uso di CGI, il film è uno dei progetti più ambiziosi degli ultimi anni, e sembra includerà lunghissimi piani sequenza molto complessi da realizzare.

Cosa ne pensate? Potete dircelo in questo topic del Forum Cinema!

Sandra Bullock è la Dottoressa Ryan Stone, un geniale ingegnere medico alla sua prima missione sullo shuttle assieme all'astronauta esperto Matt Kowalsky (George Clooney) al comando del suo ultimo volo prima di ritirarsi. Ma quella che sembrava un'operazione abitudinaria, sfocia nel disastro. Lo shuttle viene distrutto, lasciando la Stone e Kovalsky completamente da soli, collegati a nulla se non l'uno all'altra, ruotando verso l'oscurità.

Il silenzio assordante conferma che hanno perso qualsiasi contatto con la Terra, e con esso qualsiasi possibilità di salvezza. Mentre la paura si trasforma in panico, ogni boccata d'aria si mangia quel poco di ossigeno che rimane.

Ma l'unica strada verso casa potrebbe essere spingersi ancora più lontano nella terrificante distesa dello Spazio.

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