È certo che al mondo nulla è necessario agli uomini quanto l'amore.
Johann Wolfgang Goethe, I dolori del giovane Werther

Cos'è che non muta mai, anche se tutto muta? È l'amore, e amore è solo quello che mai si muta in qualcos'altro.
Søren Kierkegaard, Discorsi edificanti

Quel che si fa per amore, è sempre al di là del bene e del male.
Friedrich Nietzsche, Al di là del bene e del male

L'amore è un aeroplanino di carta col segno rosso del rossetto di un fortuito bacio
Paperman

Ogni volta, con i corti Disney o Pixar si ripete più o meno sempre la stessa storia. Nonostante la prassi consolidata da anni e anni di “frequentazione” cinematografica, nonostante tutti i vari articoli che mi capita di scrivere a proposito di questi short, tutte le volte che entro in sala per andare a vedere un cartoon della Casa di Topolino o della Pixar, sono tanto concentrato sul lungometraggio che sta per cominciare che quando poi mi ritrovo davanti al corto che lo precede penso “Ah, già! Il corto!”.

E mentre questo brevissimo pensiero mi passa per la testa, nella penombra, sorrido sempre impercettibilmente e con estrema soddisfazione. Questo perché ho la sensazione di essere destinatario di un regalo inaspettato.

Pago il biglietto per un film e, per lo stesso prezzo, ho la possibilità di perdermi per ulteriori cinque, sei minuti anche in un'altra storia che in un lasso di tempo molto breve tende comunque a veicolare e proprorre livelli d'espressività davvero notevoli. Come se una squadra di dotati e talentuosi artisti avesse lavorato esclusivamente per me e per gli altri spettatori per il semplice piacere di farlo e di stabilire una connessione di un qualche genere con la platea.

Con Ralph Spaccatutto questo iter si è ripetuto con puntualità, nonostante poi avessi un'incredibile dose di curiosità verso il corto di John Kahrs Paperman. Ero davvero ansioso di scoprire se al peculiare stile visuale, capace di fondere animazione tradizionale e computer grafica, avrebbe fatto da contraltare una vicenda capace di arricchirmi spiritualmente e umanamente.

Entro in sala. Attendo il logo Disney a 8-bit che avevo già avuto modo di vedere all'anteprima del film al Lucca Movie Comics & Games.

E invece, dopo Mickey Mouse che fischietta il motivetto di Steamboat Willie, mi si para innanzi un tizio in giacca e cravatta alto, dinoccolato che, con aria poco entusiasta, attende il treno su una stazione sopraelevata di New York, inconsapevole del fatto che la sua vita, di li a poco, sarebbe cambiata per sempre.

Grazie a un fortuito incontro con una ragazza e alla complicità di una flotta di aeroplanini di carta.
Finito il corto mi sono trovato nella situazione diametralmente opposta all'ingresso in sala. Ero talmente appagato che quando poi è cominciato l'apprezzabilissimo Ralph Spaccatutto mi sono detto “Ma guarda! E' vero c'è anche un film adesso!”.

Che ci crediate o meno, è andata proprio così.

Questo accadeva ai primi di dicembre. Ora la vittoria, meritata, della statuetta dorata per il Miglior Cortometraggio d'Animazione da parte di John Kahrs è stato lo spunto per parlare col regista – ancora in palpabile fibrillazione – dell'emozione del salire sul palco del Dolby Theatre e, più in generale, di quei sei minuti di autentica poesia intitolati Paperman.

 

 

Cos'hai pensato nell'attimo in cui hai realizzato che dovevi salire sul palco per ricevere l'Oscar?

Heheheheh, in pratica ho realizzato tutto in quel preciso momento. Quando ho sentito pronunciare il titolo “Paperman” mi sono detto “Ok, devi farlo”. Mi sono alzato dalla poltroncina, con addosso il mio tuxedo e ho detto quello che dovevo dire. Un momento estremamente surreale. Salire quelle scale, ricevere la statuetta. Una sensazione meravigliosa, ero e sono incredibilmente felice.

La prima idea per Paperman ti è venuta negli anni novanta, quando stavi a New York e lavoravi per i Blue Sky Studios. Hai definito la Grande Mela come una città “intimidatoria” dove tutti stanno sempre sulla difensiva. Possiamo dire che il messaggio di Paperman sia quello di non farsi mai sfuggire le ocasioni che la vita ti regala in via del tutto inaspettata?

Penso che potremmo maggiormente parlare di… sai, alle volte la gente avverte delle connessioni con altre persone che sono delle o dei perfetti sconosciuti, individui che non hanno mai visto prima. Penso che si tratti di una sensazione con cui il pubblico può correlarsi perché si tratta di qualcosa che può capitare a tutti, un sentimento universale. Tutti siamo alla ricerca di un collegamento la fuori, con il prossimo. Chi più chi meno siamo tutti alla ricerca dell'amore. E' questo il cuore, il nocciolo di Paperman.

Paperman è visivamente splendido. Ha la solidità della computer grafica e l'eleganza dell'animazione tradizionale. Cosa puoi dirci a riguardo?

La ragione per cui ho adottato questo stile risiede nel fatto che la computer grafica mi piace perché ha delle qualità espressive molto elevate e conferisce una notevole dose di “dimensionalità” a quello che fai. I miei collaboratori sono riusciti a mescolare insieme questi due elementi, queste due differenti cifre stilistiche. Poi io di base sono cresciuto professionalmente in ambito di animazione 3D. Ho iniziato la mia carriera proprio in questo settore negli anni novanta, ho lavorato ad alcuni dei migliori film d'animazione in computer grafica mai fatti, ma posso davvero dire di essere incredibilmente orgoglioso di quello che abbiamo fatto con Paperman, di quello che abbiamo ottenuto. Ero interessato a trovare questa nuova strada, l'animazione non deve necessariamente avere un unico aspetto, un'unica anima. Quindi spetta a noi impiegare la tecnologia in modi nuovi. Trovare nuovi modi per donare espressività alle nostre opere.

Cosa ne pensi del cortometraggio inteso come medium? E' difficile raccontare una magnifica storia piena di emozioni come Paperman senza scadere nei facili tranelli del sentimentalismo?

Beh, si ovviamente è molto difficile perché devi tener conto delle ristrettezze cronologiche, della durata della tua creazione. Dare vita a un corto significa essere incredibilmente efficienti, compatti, comunicare in maniera pronta e efficace le tue idee ai tuoi collaboratori in modo tale da ottenere quello che ti serve. Come dici tu non c'è del facile sentimentalismo in Paperman, anche perché, nonostante l'ambientazione negli anni'40, abbiamo mantenuto un approccio moderno, contemporaneo.

Da dove hai preso ispirazione per il character design? George mi ha ricordato un sacco Rudy Radcliffe della Carica dei 101.

Si, sai lavorando in Disney è normale. Qua allo studio c'è un incredibile livello di rispetto verso quello che è stato fatto durante la pluridecennale storia della Disney, per cui George ha degli ovvi richiami verso i tanti personaggi snelli e sottili dei vari classici. Però se lo guardi bene ha anche un che di Adrien Brody e somiglia a diversi miei colleghi alla Disney che hanno diversi punti di contatto fisici con lui. Ma poi bisogna considerare che anche lo stesso responsabile del character designer può influenzare il personaggio con dei tratti che lo hanno colpito a livello conscio o meno, quindi è come se dieci diverse facce si fossero fuse insieme. E la cosa notevole è che alla fine diventa unico, un personaggio a sé, con una sua individualità ben precisa mano a mano che il corto va avanti.

L'anno scorso ho avuto la possibilità d'incontrare John Lasseter, uno dei professionisti più preparati, appassionati e gentili che mi sia mai capitato d'incrociare. Non che avessi dubbi in merito. Mi domando però, com'è lavorare con lui? Come si comporta nelle vesti di produttore?

E' semplicemente fantastico. John ha un'abilità straordinaria, unica nel riuscire a stabilire una connessione col pubblico. Poi è incredibilmente paziente, generoso in qualità di mentore. Una delle sue migliori qualità è che quando si sta lavorando a un progetto e può capitare che quello che stai facendo non sia ancora particolarmente brillante, o ci sono dei vari problemi o ti trovi bloccato a metà strada, riesce sempre a spronarti a dare il meglio di te. Ha sempre ad avere ben chiaro nella sua testa il potenziale di quel dato lavoro e ti sprona a tagliare il traguardo con successo. Non ti fa sentire scoraggiato ponendoti di fronte a una sterile lista di problemi, ma ti aiuta a comprendere dove sta l'inghippo, a risolverlo e a dare forma a un qualcosa di notevole. Non amministra in maniera autoritaria, incutendo timore sui suoi collaboratori, ma incoraggiando chi lavora con lui spingendo sempre a migliorare e a risolvere quello che non va. Una qualità a dir poco encomiabile.

Paperman sarà incluso fra i contenuti extra del Blu-Ray, del Blu-Ray 3D e del Dvd di Ralph Spaccatutto, in arrivo nei negozi il prossimo 9 aprile.