Intervista a cura di Francesco Alò

L'ho incontrato solo una volta a Los Angeles. Nel 2006.

Eravamo lì per un gustoso junket del remake de Le colline hanno gli occhi in cui si poteva stare almeno 30-40 minuti sia con lui che con Wes Craven soli soletti. Si finì a parlare a lungo dell'inizio di Un Natale rosso sangue (1974) di Clark più che leggermente scopiazzato dall'incipit di Halloween (1978) di Carpenter. Lui era molto coinvolto da questa storia. Suppongo avesse a che fare con il fatto che il cinema è un'arte crudele dove si compie una selezione innaturale e un'immagine prevale sull'altra spesso in base a marketing, tempismo e fortuna.

Avevo ammirato i suoi “francesi” Furia (1999) e soprattutto Alta tensione (2003), dove una Cécile De France dai capelli cortissimi, e mai così sexy, accennava a masturbarsi per poi scappare per tre quarti di film inseguita da un maniaco. Gli effetti speciali di Alta tensione erano solidi e granguignoleschi. Molto retrò. Ebbi una sensazione strana poi confermata dai titoli di coda: Giannetto De Rossi! In Italia l'ex effettista di Fulci faceva le parrucche ai Fichi d'India per Amici ahrarara, mentre in Francia veniva assunto da un colto venticinquenne che rendeva onore a un maestro…

Tutta questa noiosa premessa per dire che amo Alexandre Aja. Lo amo veramente tanto. Mi piace la sua innocenza mischiata all'esperienza. L'entusiasmo di un cinico. L'idea che ha del cinema come gioco & industria insieme. Ecco perché si era fissato sugli incipit così lontani e così vicini di Clark e Carpenter. E poi non è snob, chiacchiera come un essere umano qualsiasi, gli piace sporcarsi le ginocchia, sa che deve mangiare un po' di polvere ogni tanto (Mirrors – Riflessi di paura) e che il cammino è lungo se hai l'ambizione di ottenere gli stessi effetti di Halloween. Dolcetto o scherzetto? Ecco l'intervista telefonica tra i clacson di Parigi. Grazie mille a Gabriele Barcaro e Federica De Sanctis della Bim.

 

piranha

 

E insomma perché Piranha 3D ora?
E' un'idea che nasce da una prima sceneggiatura di otto anni fa. Piranha preistorici. Una pura commedia con tanto sangue stile La casa, Gremlins, L'ululato e il primo Peter Jackson.

Un bel passaggio rispetto alla gravitas dei primi due “hollywoodiani” Le colline hanno gli occhi (2006) e Mirrors (2008). Come mai?
Sento che devo cambiare e non fermarmi mai. Il primo in America è stato un “survival” come Le colline hanno gli occhi, il secondo un “supernatural” come Mirrors. Diciamo che appena arrivato negli States ho scelto la chiave della serietà. Era anche il momento giusto. Ma in testa mi frullava questa idea di fare un Piranha veramente stupido ed esagerato. Quando ho deciso di farlo, tutti mi hanno detto “Ma sei matto?”. Sognavo donne nude dilaniate da pesci pazzi in una horror comedy gore e insana. In Usa dicono “guilty pleasure”. Era il momento di realizzare un progetto del genere.

Che idea avevi degli effetti speciali?
Fin dall’inizio ho pensato a un mix il più coerente possibile tra trucchi prostetici e digitali. Ho lavorato con il grande Giannetto De Rossi ai tempi di Alta tensione e dopo di lui ho sempre aspirato al massimo e oggi il massimo, come sanno tutti, è la KNB. Penso che abbiamo ottenuto qualcosa di veramente raccapricciante.

Questione delicata: perché non l’hai girato in 3D fin dall’inizio?
Era in 3D fin dall’inizio! Ma non ce l’abbiamo fatta. Vedi, il sistema 3D non funziona nell’acqua, almeno con l’attrezzatura che avevamo noi. Dovevamo avere la stessa luce nell’occhio destro e nell’occhio sinistro ma il riflesso sulla superficie dell’acqua non rendeva possibile l’uniformità. Ci siamo accorti dopo qualche ripresa che non avremmo potuto utilizzarlo.

Quanto sei contento del passaggio dal 2D al 3D?
La verità? Un 70%. Penso sia venuto fuori un risultato accettabile anche se avrei voluto molto più pop-out per aumentare l’effetto scatenato da montagne russe.

E’ vera questa storia che avevi chiesto dei cammei di Joe Dante e James Cameron?
Sì, certo. E’ verissima. Volevano entrambi ed erano molto divertiti all’idea ma soprattutto Cameron non poteva perché stava girando un piccolo film come… Avatar. Era molto impegnato. Comunque non mi posso lamentare. Volevo un casting allusivo ed ho avuto Christopher Lloyd, Elizabeth Shue e Eli Roth. Va benissimo così.

Esiste ancora lo splat pack? (gruppo di registi capitanato da Aja e Eli Roth autori dal 2002 al 2007 di horror particolarmente crudeli e sconvolgenti, N.d.R.)
Direi proprio di no. Eravamo un gruppo di amici con la comune intenzione di riportare l’estetica horror indietro agli anni ’70 dopo la scorpacciata di horror ironici dei ‘90. E’ stato un momento molto interessante ma ora è finito. L’horror a Hollywood è meno vivo rispetto a 10 anni fa.

Non hai paura di essere etichettato solo come un regista di remake?
Ne avevo di più prima. E’ un’arma a doppio taglio. Da una parte il remake ti stimola, dall’altra hai paura che lo spettatore pensi sia assolutamente uguale all’originale. Mi ritengo fortunato perché ho partecipato a tre remake molto diversi rispetto agli originali. Nel caso di Piranha penso che il mio, rispetto al capolavoro di Joe Dante che amo alla folia, sia addirittura più surreale.

Cosa farai nel futuro?
Mi dedicherò completamente a Cobra: The Space Pirate, un film enorme che devi immaginare come se fosse Pirati dei Caraibi nello spazio. Un grande progetto. Non sono lontanissimo dalla realizzazione.

Visto che hai avuto tutti questi problemi con l’acqua, non hai voglia di girare un piccolo horror 3D per sfruttare al meglio uno strumento visivamente interessante come la stereoscopia?
Ci avevo pensato ma ora sono completamente preso da Cobra: The Space Pirate e voglio concentrarmi solo su quello. Il mio fedele collaboratore e amico Grégory Lavasseur dovrebbe dirigere il remake di Maniac… purtroppo senza Joe Spinell. Credo molto nel potenziale visivo 3D. Quello sarà un piccolo horror senza riflessi sull’acqua dove potremo sperimentare molto la stereoscopia.

Diretto da Alexandre Aja, Piranha 3D uscirà il 4 marzo in Italia. Nel cast Elisabeth Shue, Adam Scott, Jerry O’ Connell, Jessica Szohr, Steven R. McQueen, Christopher Lloyd, Richard Dreyfuss e Eli Roth.

 

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