Predator è uno dei più fulgidi esempi di grande cinema di genere partorito nel corso degli anni ottanta.

John McTiernan, che subito dopo questa spietata e serrata caccia all’uomo avrebbe realizzato quel capolavoro noto come Die Hard – Trappola di Cristallo – e se appartenete a quella schiera di persone che si stizzisce a sentir pronunciare la parola “capolavoro” collegata a un film action andatevi a rileggere le considerazioni di Brad Bird in merito e cominciate a riflettere – aveva già le idee estremamente chiare su come mantenere sempre viva l’attenzione dello spettatore.

Gettandolo subito nel bel mezzo dell’azione senza perdersi in chiacchiere. Con personaggi stereotipati, chiaramente inquadrabili in una categoria ben definita come da tradizione del cinema action dell’epoca. Con un “villain" alieno entrato di diritto nell’immaginario collettivo.

Il tutto in appena 107 minuti; gli anni in cui qualsiasi film avrebbe cominciato a perdersi in inutili digressioni sulle origini di questo o quell’altro tizio raggiungendo di conseguenza una durata prossima alle due ore e mezzo erano lontani.

 

 

A Predator basta poco per essere un grande film.

Un commando di Forze Speciali viene spedito a Val Verde, nell’America Centrale, per soccorrere l’equipaggio di un elicottero con a bordo il ministro di un paese alleato. Dutch Schaefer (Arnold Schwarzenegger) capisce subito che in realtà si potrebbe trattare di un pretesto per “altro”, ma non importa: la squadra si ritrova braccata da “qualcosa o qualcuno” nella giungla. 

All’epoca dell’uscita nelle sale di Predator, che oggi viene giustamente celebrato per il cult che è, il compianto Roger Ebert fu uno dei pochi critici ad afferrare l’abilità di McTiernan nel trarre in inganno lo spettatore e la sua sospensione dell’incredulità:

L’azione prende piede in modo così frenetico che sorvoliamo su fattori come 1) Perché una specie aliena più avanzata di noi dovrebbe effettuare uno sforzo così grande come il mandare un suo esemplare sulla Terra solo per arrampicarsi sugli alberi e far fuori degli americani 2) Perché una creatura con una tecnologia così sofisticata dovrebbe prendersi la briga di effettuare un combattimento corpo a corpo con Schwarzenegger quando gli avrebbe potuto semplicemente sparare? Ma nessuna di queste domande, tutto sommato logiche, ha importanza nell’economia della pellicola.

Prescindendo dal fatto che avremmo poi imparato a conoscere il “comportamento” dei Predator con le – mediocri – pellicole giunte poi, il lungometraggio di McTiernan è proprio questo: una frenetica sessione di caccia in cui il ruolo di preda e cacciatore finisce per ribaltarsi.

Da fine dicembre, Predator è nuovamente disponibile in home video in 3D. Oltre alla Collectors Edition che riproduce le fattezze della testa dell’alieno, è disponibile anche l’edizione combo regolare.

All’interno di una slipcase con sovracopertina tridimensionale, troviamo un blu-ray per le versioni 2D e 3D, un Dvd con film in definizione standard e uno con gli extra.

Nel riproporre in 3D il film, la Fox effettua una scelta che lascia un po’ spiazzati. Al posto di impiegare un nuovo master è stato riutilizzato quello della Ultimate Hunter Edition in cui la naturale grana della pellicola era stata rimossa per mezzo di un abuso di noise reduction, dando di conseguenza vita a delle immagini abbastanza destabilizzanti, anche per uno spettatore poco allenato a cogliere sfumature visive del genere. Davvero un peccato anche perché la resa spaziale e dimensionale della stereoscopia è tutt’altro che malvagia. 

L’audio, in DTS, tende a concentrarsi molto sui canali centrali e anche se l’immersività non può essere paragonata ai Blu-Ray di pellicole action più recenti, si lascia comunque apprezzare.

Gli extra sono contenuti tutti nel terzo disco e ci vengono presentati in definizione standard:

  • Scene Tagliate
  • Documentario “If It Bleeds, We Can Kill It”
  • Cortometraggi “Inside Predator”
  • Clip Sugli Effetti Speciali
  • Test Sulla Mimetizzazione di PREDATOR
  • Galleria Immagini
  • Profilo PREDATOR