Abbiamo incontrato al Festival di Roma Jeffrey Katzenberg Il capo dei Dreamworks Animation Studios, dove ci ha parlato della sua ultima creatura, della rivoluzione 3d ancora in corso e delle possibilità che Le 5 leggende possa diventare un franchise.

Quella di Le 5 Leggende è un'animazione per bambini?
No. Alcune linee narrative potrebbero essere più familiari a un pubblico di bambini ma abbiamo voluto fare appositamente delle proiezioni test per adulti e la pellicola è stata recepita benissimo. A meno che quegli adulti radunati in sala non fossero tutti dei bambinoni!

E' allora un'animazione più per adulti?
Nemmeno! Diciamo che è per entrambi. L'abbiamo voluta realizzare per entrambi. La bellezza penso che sia proprio questa ambivalenza. Grandi temi, fantasie dell'infanzia ma anche molta azione divertimento per un bambino di 8 anni. Perché un film non può essere tutte e due queste cose?

Non ci sono riferimenti alla cultura popolare come nei vostri Shrek, ad esempio…
Lo abbiamo fatto assolutamente apposta. I personaggi sono riconoscibili per i bambini americani e non solo. Ma anche se non dovessi conoscerli per niente, penso che la pellicola possa essere fruita. Sono personaggi universali e aperti a tutti. La cultura popolare la mettiamo in alcuni film e in altri no. E' una precisa strategia Dremaworks. How to train your dragon non possedeva alcuna citazione pop. Shrek invece ne abbonda.

Alcune nazioni non possiedono la tradizione di Sandman. Ci avete mai pensato?
Certo. Ci abbiamo pensato molto e poi abbiamo deciso che i suoi attributi e le sue azioni sarebbero stati molto chiari e comunicabili a un pubblico molto ampio anche ignaro della storia e tradizione di Sandman. E' come andare a vedere un film senza sapere chi vi recita dentro. Quando Robert De Niro non era il mitico Robert De Niro di adesso, le persone comunque vedevano i suoi film ed erano emozionate dai suoi personaggi.

Qual è delle 5 leggende del film quella che lei amava di più da bambino?
Sicuramente Santa Clause. Era assolutamente il mio preferito.

Il contesto del film è reale e fantastico insieme…
Abbiamo avuto una grande squadra di disegnatori e realizzatori. Volevamo un ambiente specifico che avesse del vissuto al suo interno. La casa di Santa Clause è una fabbrica. Volevamo che si sentisse l'aria dell'officina.

Qual è stato il ruolo di Guillermo del Toro?
E' venuto da noi circa due anni fa. E' un grande visionario e un grande narratore. Per noi è un inestimabile consigliere e “padrino” dell'intera operazione.

Perché ancora il 3d?
Perché pensiamo di averlo migliorato tecnicamente. C'è ancora molto da scoprire sul 3d, un procedimento che fa ormai parte della nostra cultura. Come studio siamo tra i più entusiasti a proposito del 3d. La qualità del lavoro penso si veda.

Quale sarà la prossima rivoluzione?
Non lo so. Forse accadrà tra 70 anni e non sarò certo io a parlarne perché sarò morto. Chi può dirlo? Ora penso che la rivoluzione principale sia il 3d perché è relativamente poco che si è imposto con costanza. In fondo sono solo 3 anni.

Qual è stato lo spunto iniziale che l'ha convinta a realizzare Le 5 leggende?
Il titolo e la magia collegata all'infanzia. Il titolo piace tantissimo ai bambini.

E' un potenziale franchise?
Vedremo. Se il pubblico lo amerà senza dubbio. Abbiamo tante possibilità drammaturgiche partendo dal lavoro letterario di William Joyce. Ma dobbiamo vedere il box office.