In occasione della presentazione al Festival di Roma di Le 5 Leggende, abbiamo incontrato ieri il regista, sceneggiatore e produttore Guillermo del Toro.

Uno dei registi più interessanti degli ultimi 20 anni, sempre in bilico tra cinema di genere e cinema mainstream, Del Toro ha da qualche tempo stretto un accordo di consulenza creativa con la DreamWorks Animation, e così da qualche tempo vediamo qua e là la sua impronta nei film della major. Abbiamo parlato con lui del suo apporto al cartoon di Peter Ramsey, ma anche della sua carriera, di progetti come Pinocchio e Pacific Rim, di Carlo Rambaldi e altro ancora…
 

Qual è l'elemento che più ti ha affascinato in questa operazione?
Se hai visto i miei film dal Labirinto del fauno a Hellboy, ci sono due temi che vengono ripetuti in continuazione perché ne sono ossessionato: 1) Abbiamo bisogno l'uno dell'altro. Non veniamo mai salvati da nessuno che scende dall'alto. Le 5 leggende non salvano i bambini. Sono i bambini a salvare Le 5 leggende. 2) Devi credere per poter vedere. Mai viceversa. Se hai fede e ci credi, le cose prendono forma anche concretamente. Non conta se poi riesci a cambiare il mondo. Penso che queste due tematiche siano molto presenti ne Le 5 leggende.

Quale delle 5 leggende ti piaceva di più da bambino?
Vorrei dire Santa Clause ma mia madre me lo distrusse nel giro di uno schiocco di dita (e infatti schiocca le dita, N.d.R.) perché un Natale era così indaffarata che mi mise da parte e mi disse: “Senti Guillermo, Santa Clause non esiste. Sarò io a farti dei regali. Per cui sbrigati a dirmi cosa vuoi perché ho pochissimo tempo!”. Avevo solo 4 anni! Forse è per questo che ho cominciato a credere nei mostri, da Frankenstein a Il mostro della laguna nera e Dracula. Io credo nel credere. Se non l'avessi fatto come sarei potuto diventare il regista che sono pur provenendo da un paese che non aveva cinema di genere? Sono cresciuto in una piccola cittadina lontana dalle grandi metropoli. E invece eccomi qua a parlare come regista di horror e fantasy. E' stupido non avere fede. Mi piace tanto Santa Clause nel film non solo perché mi assomiglia per via del pancione ma perché continua ad emozionarsi per le cose che lo circondano. Io sono simile a lui. Se mi trovo in una stazione dei treni per 5 ore, non mi annoio affatto. Anzi comincio ad osservare le persone. Il mondo mi incuriosisce sempre.

Per credere ti riferisci alla religione?
No. Io non credo nei dogmi cattolici come faceva mia nonna. Sai che faceva? Mi metteva i tappi delle bottiglie, quelli di metallo, nelle scarpe per farmi sentire dolore. Per punire la mia carne. Ed ero bambino! Sanguinavo. Devi sapere che il cattolicesimo in Messico è molto hardcore.

Ci parli del tuo apporto visivo a Le 5 leggende?
Ha fatto tutto Peter Ramsey (il regista, N.d.R.). Ci tengo a specificarlo. Io mi sono interessato al Coniglio pasquale, alla sua figura. Se siamo dei pirati, Peter è il capitano e noi siamo i suoi uomini. Ho fatto così anche per The Orphanage. Antonio Bayona era assolutamente il capo.

Osserviamo molti registi passare dall'animazione ai film live action. Da Andrew Stanton a Brad Bird. Con te sta accadendo il contrario?
Ma io l'ho sempre fatta l'animazione. L'ho fatta con il super 8, 16mm e prima di Cronos avevo addirittura uno studio d'animazione. Poi dopo Cronos ho smesso di fare animazione ma ho cominciato a collezionare modellini e macchinari per l'animazione. Poco a poco ho sentito che mi mancava e allora ho cominciato a insegnarla nelle scuole, organizzare premi e poi ho pensato di farla più in prima persona con la Dreamworks e con Pinocchio.

Puoi parlarci, quindi, del tuo Pinocchio?
Sarà molto vicino a Collodi, molto dark. Più dark della Disney. Per me Pinocchio è un viaggio di un figlio attraverso tre falsi padri verso quello vero: da il gatto e la volpe a Mangiafuoco per poi tornare a quello originale cioè Geppetto, il quale vede finalmente Pinocchio per quello che è. E' un viaggio di accettazione reciproca. E' una versione di Frankenstein.

Hai visto il film di Benigni?
In Messico non lo distribuirono. Dovrò prenderlo in dvd.

Sai che anche Rambaldi lavorò a una sua versione di Pinocchio per Luigi Comencini ma la produzione non andò come lui desiderava?
Sì, lo so. Rambaldi era un genio. Purtroppo non l'ho mai incontrato.

Ti ha colpito la sua morte questa estate?
Enormemente. La sua creatura più bella per me è il mostro di Possession di Zulawski…

Quando il mostro-piovra fa l'amore con Isabelle Adjani?
Già! Quella scena ti fa esplodere la testa.

Torniamo a Le 5 leggende. Avete cambiato molto rispetto ai testi originali di William Joyce?
Abbiamo cambiato molto sì. Il suo primo libro è ambientato tutto nella prima parte del nostro film. Siamo andati molto più avanti. Joyce ci ha detto di fare quello che volevamo. I tatuaggi sugli avambracci di Santa Clause non c'erano, il personaggio di Jack Frost non era delineato così.

E' un potenziale franchise?
E chi lo sa?

Ma tu preferisci l'animazione al computer o la stop motion?
Entrambe. Non ho grosse preclusioni per l'una o per l'altra. Il Pinocchio che penso, e che farò, sarà tutto in stop motion. Hellboy 2 si apriva con un'animazione. Tutti i due gli Hellboy sono pieni di animazione. La stop motion mi piace tanto perché posso portarmi a casa i pupazzetti.

Continui a collezionare mostri e modellini?
Certo. Ho tre case. Due sono per me e le mie cose e una per la mia famiglia.

Dove vivi adesso?
Vivo ad Agura, Los Angeles.

Come ti trovi lì?
Mi piace il clima. Si sta bene. E' caldo al punto giusto.

Qual è la connessione tra un film anche per il pubblico dei bambini come Le 5 leggende e un progetto più per adulti come Pacific Rim?
Io (ride, N.d.R.).

In che senso?
Non c'è molto altro da aggiungere. Quando Alfondo Cuarón si accingeva a fare Harry Potter era preoccupato e spesso mi chiedeva: “Come potrò mettere la mia personalità in un progetto così grande?”. Io gli rispondevo: “Nel momento in cui ti fai questa domanda, non ce la farai mai. Fallo e basta e automaticamente la tua personalità verrà nel film senza che tu lo razionalizzi”. Per me non fa alcuna differenza passare da un film per ragazzini a un film per adulti. Hellboy in un certo senso per me è sempre stato un film per ragazzini.

Quanto la Nuova Zelanda è rimasta nel tuo cuore?
La Nuova Zelanda è uno dei posti più belli del mondo. Una terra ricca di magia. Posso dire di averla visitata interamente e di conoscere bene tutte e due le isole che la compongono. Ho cercato location lì per anni. Ho visto ghiacciai, fiumi blu, fiumi verdi, razze di uccelli estinte, cascate.

Nel 2007 tu, Cuarón e Alejandro González Iñárritu conquistaste definitivamente Hollywood con 16 nomination per i vostri tre film (Children of Men, Babel, Il labirinto del fauno, N.d.R.). Quanto ha aiutato quell'edizione dell'Oscar la cinematografia messicana e i giovani cineasti del tuo paese di origine?
Ha aiutato molto. Alcuni connazionali non ci hanno ancora perdonato per quell'exploit internazionale ma in fondo è naturale: amiamo e odiamo contemporaneamente chi riesce a trascendere una cultura e valicare delle frontiere. Mettiamola così: quando io crescevo in Messico c'era solo un tipo di regista messicano. Non mi interessa ora disquisire se fosse un buon tipo di cineasta o un cattivo. Ma la scelta si limitava a una possibilità. Ora un giovane cineasta messicano può scegliere tra diventare il nuovo Arturo Ripstein, Alfonso Cuarón, Felipe Cazals, Guillermo del Toro. Le case con una sola finestra non sono particolarmente belle. Le case con più di una finestra, hanno una vista decisamente migliore.